IL CANE PASTORE TURKMENO
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14/10/2012 - I cani aborigeni dell'Asia centrale



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Il termine aborigeno (dal latino ab origine, "fin dall'origine"), quando si parla di cani da pastore dell’Asia centrale si riferisce a quei soggetti nati spontaneamente nel continente medio-asiatico, fin dai tempi più remoti. Infatti quando ero in Turkmenistan, più volte alcuni pastori vollero che la guida mi traducesse in inglese: "Original Turkmen-iti came from Nature!". Ed io ne sono convinto.

 

 

I cani aborigeni rappresentano senza dubbi la parte più affascinante di questa razza, tant’è che dopo i miei svariati viaggi nel cuore dell’Asia centrale più tribale, decisi di scriverne un libro fotografico dedicato solo a loro, con lo scopo di farli conoscere meglio anche al pubblico occidentale che spesso identifica nel cane da Pastore dell’Asia centrale un molosso di grandi dimensioni che in realtà non è mai esistito fra i cani da lavoro di quelle terre lontane.

 

 

Per farvi capire cosa rappresentano per me questi animali, vi cito testualmente un passaggio che scrissi allora nell’introduzione del mio libro:

 

“La prima volta che in Asia centrale i pastori mi mostrarono un loro cane aborigeno ebbi la stessa sensazione di quando, trent’anni prima, incontrai nella foresta amazzonica un cacciatore Indios di una tribù locale e pochi anni dopo un autentico guerriero Masai nel cuore della savana keniota.

Essendo una sensazione non è facile spiegarla a parole, ma vi posso assicurare che da quel giorno io la ricerco in ogni cane che incontro e quando non la “sento”, pur con grande rispetto per l’animale, quel cane non mi interessa, indipendentemente dalle sue caratteristiche morfologiche.

 

 

L’energia che si scorge in un cane aborigeno è qualcosa di unico, oserei dire quasi divino; se lo si guarda negli atteggiamenti si nota la sua totale armonia con il mondo che lo circonda, è quasi possibile individuare nell’espressione dei suoi occhi, parzialmente assente, una sorta di continua meditazione rivolta al ringraziamento di Colui che un giorno l’ha creato ed ha deciso di mantenerlo in vita fino a quel momento. Si! Perché se lui oggi è ancora vivo significa che Qualcuno l’ha voluto fermamente!”

 

 

La prima volta che andai in Asia centrale, basandomi anch’io su concetti che avevo trovato in tutte le lingue su internet, feci molte domande alle popolazioni locali sulla natura di questo cane, ad esempio credevo che una certa morfologia o colore fosse tipica solo di alcuni stati e non di altri, come immaginavo che nel “misterioso” Afganistan ci fossero solo cani di colore “marrone-arancione” visto che qualcuno l’aveva scritto in passato pubblicandone svariate fotografie. Pensavo che i cani del Kirghizistan fossero in un modo, quelli del Turkmenistan in un altro, del Tagikistan in un altro ancora, etc, etc. Non vi dico la meraviglia della popolazione locale nel sentirmi fare certe considerazioni, mi spiegarono subito che un tempo l’Asia centrale non era divisa in stati come oggi e quindi era un unico continente e gli stessi cani erano pressappoco presenti ovunque.

 

La mia natura è sempre stata sin da bambino quella di dedicarmi a poche cose ma di approfondirne ogni minimo particolare e quindi anche con il cane da Pastore dell’Asia centrale decisi di fare così, presi “armi e bagagli” e partii più volte per quelle terre lontane, quanto credo essere l’unico sistema per scoprire la verità. Infatti le persone che mi hanno già accompagnato fra i deserti e montagne del continente medio-asiatico oggi hanno cambiato di gran lunga il loro concetto di cosa sia un VERO cane da Pastore dell’Asia centrale.

 

 

Il primo mio viaggio in Turkmenistan fu molto interessante, mi servì ad incontrare alcuni personaggi significativi della cinofilia locale ma solo nel secondo riuscii finalmente ad inoltrarmi dove io volevo, ovvero nel cuore del famoso deserto del Karakum, dove pare siano esistiti i primi pastori della storia con i loro cani (..anche se negli altri stati adiacenti non sono poi così tanto d’accordo). Durante le mie escursioni fra i pascoli non ricordo di aver mai  incontrato un solo maschio con altezza superiore ai 70/75 cm al garrese (mediamente tutti inferiori ai 70) per un peso all’incirca di 45/50 kg al massimo, come non vidi mai femmine di altezza superiore ai 65cm per un peso di 35/40 kg.

 

 

Appena tornai dall’Asia centrale pubblicai svariate fotografie di cosa vidi in quei luoghi sperduti e iniziai a domandarmi perché si voglia continuare a chiamare cane da Pastore dell’Asia centrale un cane di proporzioni completamente differenti da quello utilizzato da chi si occupa di pastorizia nel continente medio asiatico, probabilmente per sfruttare l’affascinante storia di quel mondo lontano.

Qualsiasi biologo ricercatore sa benissimo che nessun cane di taglia molto più grande del lupo, predatore selvatico ormai riconosciuto da tempo come l’antenato del cane (e certamente anche di quello da pastore dell'Asia centrale), avrebbe potuto sopravvivere nel corso degli anni in una realtà come quella medio-asiatica, dove fu sempre necessario per i cani cacciarsi il cibo per sopravvivere e la lentezza di un grosso molosso sarebbe stato un sicuro motivo di autoestinzione della specie. E’ possibile che ogni tanto, come negli umani, nascesse un soggetto più alto e grosso del normale ma anche in quel caso si trattava di un’eccezione che confermava la regola e le probabilità della sua riproduzione erano molto scarse.

 

Come ho già scritto più volte, è verissimo che ormai anche in Turkmenistan e in altri Stati limitrofi, specialmente nelle capitali, si possano acquistare cani di taglia gigantesca, cresciuti in allevamenti appositamente creati per gli stranieri maniaci del gigantesco, esiste addirittura una selezione che si chiama OVER 100, ovvero di cani che superano i 100 Kg. Ne ho anche visti qualcuno e vi posso dire che sono quasi commoventi per la loro mastodonticità e relativa lentezza nei movimenti. Sono tutti frutto di strettissime consanguineità ed inserimento occulto di altri molossi europei, importati a suo tempo dai Russi durante il periodo del dominio dell’Unione Sovietica. Vi allego qui sotto la foto di un prestigioso rappresentante di quella tipologia.

 

 

E’ probabile che un giorno riusciranno a farne di più grandi ancora, com'è già avvenuto nella più emancipata Turchia con i Kangal, perché alla gente piace tutto quanto è esagerato, forse perché (come sostengono molti guru indiani) l’uomo si sente così piccolo ed impotente nei confronti dell’universo che cerca di compensare in ogni modo il suo senso di inferiorità.

 

 

Chi alleva cani di taglia gigante, fa bene a farlo in quanto non gli mancheranno mai gli acquirenti! Ogni giorno mi chiamano persone che vogliono acquistare, a peso e a centimetri d’altezza, un cane da Pastore dell’Asia centrale. Ma il mio obiettivo è sempre stato un altro, ovvero quello di selezionare cani che possano dimostrarsi molto agili e rustici come quelli originali e prestare quel difficile servizio di guardia che le famiglie occidentali necessitano, tanto pubblicizzato da tutti ma che poi in realtà si manifesta sempre più latente.

 

 

Qualcuno mi scrisse allora che io avevo fotografato solamente degli incroci e non dei veri cani da Pastore dell’Asia centrale, altri sostengono ancora che oggi i pastori non dispongano più di quelli puri ed autentici di un tempo (?), in quanto i più originali vennero reperiti anni fa dai Russi e portati nel loro paese per farne quella che oggi ritengono la selezione più autentica. Peccato che in Asia centrale la pensano in modo molto diverso.

 

 

In tutta l’Asia centrale oggi la pastorizia è in grande declino come nel resto del mondo, perché i giovani cercano, ormai anche laggiù, delle soluzioni migliori per sbarcare il lunario. Esistono però ancora parecchie famiglie che si dedicano all’allevamento del bestiame ma sono spesso mal raggiungere in quanto disperse fra deserti, colline e montagne. Sono proprio quelli che io cerco ogni volta di incontrare, con tanta fatica, per raccogliere utili informazioni sui loro cani.

 

 

Ne sanno qualcosa Davide ed Andrea di quanto sangue amaro ci siamo fatti quest’anno in Kirghizistan con l’autista e la guida, le litigate (a volte anche un po’ rischiose) che abbiamo dovuto sostenere per farli salire su quelle montagne. Loro sono abituati ai soliti europei che arrivano si fanno portare dai 2/3 allevatori che commerciano una certa tipologia di cani e si sono ormai preparati molto bene per soddisfare quella esigenza (addirittura la maggior parte di loro, per non sentirsi sminuiti da noi occidentali, vantano il “pregio” di alimentare anche loro, come noi occidentali, i cani con le comuni crocchette). Quindi tutto si risolve con un giretto in città o nei villaggi circostanti, fotografie di gruppo, storie e fantasie sull’Asia centrale e tutti se me ritornano a casa soddisfatti.

Quando invece si chiede ad un medio-asiatico di viaggiare per lunghi percorsi su strade sterrate con il rischio di rovinare automobili già di per se in pessime condizioni, di rimanere fuori intere giornate lontano dalle tante esigenze delle loro famiglie, il discorso cambia di molto. Inizialmente accettano tutti, perché fortemente interessati dalle laute ricompense richieste, ma poi ci provano in ogni modo e con estenuante persistenza a sottrarsi da ogni tipo di impegno preso in precedenza al momento dell’accordo.

 

 

Ma è solo in quei luoghi sperduti che esistono ancora i veri cani aborigeni dell’Asia centrale tanto ambiti da tutti gli appassionati della razza.

Animali di cui laggiù spesso non se ne occupa nessuno e se oggi sono ancora in vita è solo perché sono riusciti a sopravvivere fra mille difficoltà.

Ne esistono di aggregati ai pastori utilizzati per la protezione dei loro greggi, come avviene anche sulle nostre montagne e altri che vivono allo stato randagio senza alcun proprietario.

 

Nessuno si è mai preoccupato della loro morfologia, salute, mantenimento, riproduzione e tutto quanto viene concepito nella nostra cinofilia occidentale. E se si chiede ai pastori chi è il padre della femmina che sta allattando i cuccioli, sovente si mettono a ridere perché non si sono mai posti quel problema, in realtà sarà stato un qualsiasi maschio, più forte o scaltro di altri, che trovandosi presente in quel momento avrà goduto del privilegio.

 

 

Quindi chi è il vero cane aborigeno, al di là delle leggende?

Un cane sicuramente nato nel continente medio-asiatico ma di cui nessuno ne conoscerà mai l’esatta provenienza, né tanto meno saprà mai con certezza chi saranno gli antenati. Chi sostiene il contrario non sta allora parlando di veri cani aborigeni in quanto laggiù nessuno ha gabbie per rinchiudere le femmine in calore tanto da scegliere gli accoppiamenti e meno ancora saprebbe come vietare la monta di un qualsiasi maschio in circolazione, qualsiasi di loro è libero di qualsiasi spostamento e di accoppiarsi con chi riesce.

Parlando di cani aborigeni nessuno non potrà mai escludere che contengano anche sangue di altre razze, tipo i vari levrieri da caccia locali o altri meticci, in quanto qualsiasi femmina in calore che si trovi per mille ragioni da quelle parti viene coperta immediatamente al primo maschio dominante che capita, senza alcun controllo ed particolare interesse di nessuno.

 

 

Cos’è allora che fa diventare di un cane aborigeno il fiore all’occhiello della razza?

Non sicuramente la sua morfologia che è la più variegata in ogni angolo dell’Asia centrale, non sicuramente la sua statura, il peso, il colore del mantello che prevede ogni tipo di tonalità, la lunghezza del pelo, la forma della testa, etc.. ma ESCLUSIVAMENTE le sue doti di carattere e rusticità. Le doti caratteriali sono indispensabili per far si che solo certi maschi riescano a compiere le femmine, mentre altri più deboli sono costretti a rinunciare all’accoppiamento e a non diffondere il loro sangue. La rusticità è quanto permette a chi sopravvive di godere di ottima salute e di allevare la cucciolate per la continuazione della progenie.

 

Potranno ancora considerarsi completamente aborigeni tutti quei cani nati in occidente, anche se provenienti da genitori aborigeni?

No, perché non avranno più occasione di vivere ed accoppiarsi secondo la spontanea selezione prevista dalle circostanze naturali. Quando l’uomo decide di accoppiare forzatamente in cattività un maschio di cane aborigeno ed una femmina anch’essa aborigena, produrrà sicuramente cuccioli molto simili ai genitori, sia morfologicamente che caratterialmente, ma le loro doti di rusticità inizieranno una vertiginosa discesa per equipararsi in poche generazioni a tutti gli altri allevati in cattività.

 

 

Com’è il carattere dei cani aborigeni?

Altamente variegato e senza possibilità di fare grandi previsioni sulle future cucciolate, in quanto non si conoscono mai bene le carattereistiche dei loro antenati. Solitamente è molto facile incontrare cani aborigeni presso i pastori dell’Asia centrale che siano molto riluttanti ad altri cani ed animali ma poco verso l’estraneo, né ho accarezzati tantissimi in ogni stato, senza averli mai incontrati prima e la stessa cosa lo hanno fatto i miei compagni di viaggio. Probabilmente anche quella è una naturale selezione di quei luoghi dove se un cane morde un uomo lo fanno fuori senza troppi problemi e senza limitazioni di legge.

 

 

Devo però dire di averne anche incontrati qualcuno con molta diffidenza e riluttanza nei confronti dell’uomo, veramente pochi, ma li ho incontrati e credo che rappresentino la vera matrice genetica di quanto si possa produrre oggi, anche qui da noi, con una buona selezione dei riproduttori, in materia di efficienti cani da guardia. Inoltre anche laggiù i cani da pastore sono molto affidabili con tutti i famigliari, bambini compresi.

 

 

Chi nasconde queste caratteristiche del cane aborigeno, per la paura che si possa denigrare la razza, commette un grande errore. Anche se non si può mai parlare di purezza assoluta, si deve capire che è proprio tramite questa irregolare casualità stabilita dalla Natura che si è riprodotto un animale così straordinario.

 

 

Cosa distingue un autentico cane aborigeno da un qualsiasi altro cane, non sono le innumerevoli frivolezze della nostra cinofilia, bensì il suo essere UNICO come cane. Oggi il termine di “purezza” e “selezione” viene sprecato alla nausea in ogni ambiente cinofilo perché l’uomo vuole essere superiore, controllare e gestire ogni cosa che dovrebbe invece generarsi spontaneamente per natura. Nessun cane di qualsiasi allevamento, anche il più prestigioso del mondo, sarebbe mai capace di sopravvivere per un solo mese in quelle condizioni: senza vaccini, senza sverminanti, spesso senza mangiare e bere per giorni, per poi dissetarsi in una putrida pozzanghera del deserto. 

 

 

Senza nessuna cura alle frequenti ferite causate da continui scontri per stabilire le gerarchie, specialmente nei periodi dei calori. Cuccioli cresciuti alle più brutali delle intemperie, con i più repentini sbalzi di temperatura, morsicati da ogni sorta di insetti se non da serpenti. In quegli ambienti nessuno sa cosa significhi lastrare un cane per la displasia ma prima che si creassero incroci forzati con molossi europei per ingigantirne le strutture, di cani displasici se ne conoscevano molto pochi e quando c'erano, si trascinavano sino alla vecchiaia sopportando il dolore con grande dignità.

Questo è il vero cane aborigeno e si può chiamare tale proprio perché è riuscito comunque a sopravvivere e riprodursi nei millenni senza estinguersi mai. Tutto il resto lo ha creato l'uomo per mero interesse personale e quindi ha ben poca importanza.

 

 

Cosa può ancora essere rimasto invece di aborigeno in tutti quei cani di oggi che, nonostante i loro allevatori cerchino di dimostrarne la presenza di alcuni antenati nel pedigree, si sono accoppiati sul cemento di una gabbia e magari nati da una femmina che probabilmente ha partorito sul tappeto persiano di un appartamento? Continuo a ricevere mail di chi mi decanta i suoi soggetti in quanto sono figli di questo o di quello, campioni, etc.. Ma cosa conta tutto questo con la mansione che deve fare a casa nostra un cane da pastore? A chiunque di noi servono veri guardiani, visto che la razza si sta diffondendo in occidente, unicamente per esaudire questa esigenza di sicurezza di chi vive in una casa singola con giardino. Chi ha solo un balcone o una terrazza non acquisti mai un cane da pastore dell'Asia centrale. Vivrà in difficoltà lui e farà soffrire il cane!

 

 

Anche se alcuni dei miei soggetti, reperiti casualmente per il loro forte carattere, assomigliano parecchio a molti cani aborigeni che ho incontrato in Asia centrale e si comportano spesso come tali, non potrei dire in che ragione lo siano ancora.

 

 

Se li ho tenuti con me e li faccio riprodurre è innanzitutto perché, sia maschi che femmine, sono guardiani di grande valore ed istinto primordiale. Mi preoccupo invece di farli vivere il più possibile in ampie recinzioni ad uno stato semibrado, dove possano maturare e riprodurre quell’ autentica rusticità necessaria al lavoro che dovranno poi svolgere nel corso della vita. Voglio che possano scegliere loro dove dormire e se bagnarsi o meno sotto un temporale, accucciarsi al riparo o sulla neve a -15 °C. Io li alimento solo carne cruda con ossa come mangerebbero con i pastori e passo tanto tempo ad osservarli per capirne meglio le loro naturali abitudini. Tutto il resto è per me di secondaria importanza.

 

Chi mi conosce bene sa che io non esito un istante ad andare in ogni parte del mondo per accaparrarmi un soggetto che mi interessi.

Se volessi avere i soggetti più grandi e grossi del mondo sarei già andato a prendermeli. Se volessi attingere per la mia selezione dalle migliori linee di sangue russe, l’avrei già fatto,  visto che con Kakish Kyarizov di Ashgabat - Turkmenistan, considerato attualmente uno dei più grandi esperti al mondo della razza, siamo amici da tempo e tutti coloro che oggi in Russia vantano cani turkmeni da combattimento o da esposizione, sanno benissimo di chi sto parlando.

 

 

Se volessi un cane aborigeno qualsiasi ne avrei già importati decine, specialmente dal Tagikistan, Uzbekistan e Kirghizistan, ma la mia selezione è unicamente impostata sul lavoro di guardia e voglio fare molta attenzione a non introdurre soggetti che per la loro marcata selvaticità  potrebbero rivelarsi poco idonei alle mie finalità. I cani aborigeni sono animali molto affascinanti per alcune delle loro uniche carateristiche, ma il cane che serve a fare la guardia nei nostri giardini, capace di affrontare l'uomo senza alcun timore, spesso è ben altra cosa.

 

Tutto il resto rimane una grande e ammirevole passione, motivo di piacevole competizione fra allevatori ed appassionati ma, quando alla sera viene buio e la famiglia si ritira in casa, servono veri guardiani per custodire realmente la proprietà. Soltanto l'esotica ed affascinante provenienza dei soggetti, i titoli vinti e i pedigree decorati, purtroppo non sono mai stati sufficienti per tenere lontani i malintenzionati!

 

Per concludere vi voglio allegare 2 brevi filmati sui cani aborigeni che io girai personalmente in Asia centrale. Vorrei che leggeste anche quanto scrisse un tempo Konrad Lorenz,  Premio Nobel 1973 per la medicina, in riconoscimento della sua opera fondatrice dell'Etologia: ovvero la scienza che studia il comportamento degli animali. Credo che abbia molto a che vedere con il rapporto che esista ancora oggi fra un autentico cane aborigeno ed i moderni criteri di selezione. Spero che almeno lui riuscirà a farvi riflettere!

 

Cliccare sulla scritta per vedere il FILMATO1FILMATO2 

 

Cliccare QUI per leggere l’articolo di KONRAD LORENZ

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