IL CANE PASTORE TURKMENO
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29/09/2014 - E' uscito il mio nuovo libro sui cani aborigeni del Kazakistan



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IL TURKMENO - www.pastoredellasiacentrale.it - 349 33 35 668

Ogni volta che visito un nuovo stato dell’Asia centrale, ritrovo sempre una situazione comune a tutti gli altri di questo immenso continente rimasto per circa un secolo sotto il dominio dell’Unione Sovietica. La solita capitale dove si concentra il benessere di tutta la nazione, fatta di edifici eleganti, palazzi governativi di gran lusso, emancipati centri commerciali e una popolazione che si sforza di vivere il più possibile alla pari di noi occidentali, specialmente indossando abiti firmati e viaggiando su sfarzose automobili di ultima generazione. Ma non appena si esce dalla città e si percorrono pochi chilometri in qualsiasi direzione, inizia quello che io ho ormai battezzato il “nulla assoluto”, fatto di strade difficilmente percorribili e milioni di persone che vivono alla giornata abitando in case o baracche prive di acqua e servizi igienici, che si spostano unicamente a piedi, in bicicletta o su carretti trainati da asini o cavalli che rappresentano ancora il principale mezzo di locomozione.

 

Se un turista desidera trascorrere qualche giorno in Asia centrale senza incontrare troppi problemi, è consigliabile soggiornare nella capitale e compiere solo brevi spostamenti, tanto da poter ritornare ogni notte a dormire in uno dei numerosi alberghi simili ai nostri, seppur caratterizzati da inevitabili disagi poiché la mentalità dei medio-asiatici è diversa da quella occidentale. Se si decide invece di esplorare il cuore del territorio, è necessario prepararsi ad affrontare uno stile di vita che nessuno di noi ha conosciuto in questi ultimi cinquant’anni. In molti centri abitati non esiste scelta se non dormire presso le famiglie locali, che spesso hanno una camera riservata agli ospiti, quasi sempre popolata da insetti di ogni tipo e a volte anche da ratti, sprovvista di acqua e luce e con una “toilette” comune, quest’ultima costituita da una profonda buca posizionata almeno a cinquanta metri dalla casa, quasi sempre problematica da raggiungere di notte al buio, vista la presenza di vari cani lasciati liberi che non sempre si dimostrano amichevoli.

Ma sono solo quelli i posti dove, in una natura incontaminata, si possono ancora incontrare gli autentici pastori nomadi con le loro greggi custodite dai meravigliosi cani aborigeni, pronti a rischiare la vita pur di proteggere gli animali dalle frequenti razzie dei predatori.

Questa è stata la volta del Kazakistan del Sud, una bella parte di Asia centrale ancora poco influenzata dall’ormai super emancipato popolo russo che confina con le immense steppe presenti nel nord del Paese e nelle quali impera la sua impronta culturale.

 

Anche in questo mio viaggio ho incontrato cani da pastore molto interessanti, sia per la loro capacità di sopravvivere a condizioni ambientali inimmaginabili che per il lavoro svolto quotidianamente nei pascoli contro l’elevato numero di lupi e altri predatori ancora presenti in quelle montagne, nonostante i kazaki non si sottraggano all’organizzare frequenti battute di caccia, aperte anche ai cacciatori stranieri.

Oltre a essere il più grande di tutta l’Asia centrale, si dice anche che il Kazakistan sia lo stato ormai più emancipato, tant’è che ha due grandi città, Almaty che domina il sud e Astana, l’attuale capitale e importante polo commerciale ai confini con la Russia.

Come sempre, anche in questo viaggio ho ricercato i luoghi più dimenticati, dove sono ancora presenti alcuni scorci di vita capaci di stupire addirittura l’autista e l’interprete che mi accompagnavano, entrambi kazaki, ma che non avevano mai avuto occasione di inoltrarsi in certe zone così nascoste fra pascoli e montagne.

 

I pastori aborigeni dell’Asia centrale hanno molte caratteristiche in comune, ma sono innanzitutto forti, audaci e frugali come i loro cani.

Nelle montagne del sud Kazakistan, i turisti non sono troppo ben visti dalla popolazione locale che preferisce invece vivere riservata e non aver rapporti con persone sconosciute, tant’è che ho dovuto affrontare alcuni episodi abbastanza pericolosi per la mia incolumità. Fortunatamente si è risolto tutto senza incidenti e come sempre sono ritornato in Italia con una passione ancora maggiore per questi meravigliosi cani che allevo ormai da oltre quindici anni. Meno male che un giorno li ho incontrati, viceversa mi sarei perso una delle parti più affascinanti della cinofilia mondiale.

 

Il principale scopo per il quale continuo a pubblicare questi libri fotografici sui cani che incontro durante i miei viaggi, è quello di offrire a tutti informazioni reali sulla vera morfologia che dovrebbe possedere il cane da pastore medio-asiatico autentico, oggi purtroppo sempre più modificato dall’allevamento moderno. Spero che anche questo volume possa aiutarvi a capire meglio l’essenza di questo cane speciale e condurvi almeno per un istante in quelle terre lontane.

 

Ezio Maria Romano

 

 

I cani aborigeni del KAZAKISTAN

 

In questo mio viaggio, ho visitato il Kazakistan dopo essere già stato altre due volte in Turkmenistan, una in Uzbekistan, una in Tagikistan e un’altra in Kirghizistan.

Il patrimonio naturale che si può incontrare in questi stati può variare parecchio, anche se apparten-gono tutti allo stesso continente. Per esempio, il Turkmenistan è principalmente costituito da un immenso deserto privo di montagne, tranne alcune alture che si trovano ai confini con l’Iran, mentre il Kirghizistan è caratterizzato da cime altissime che rimangono innevate per vari mesi dell’anno. Il Tagikistan è pieno di pascoli situati su colline erbose, dove le greggi trovano ottimo foraggio per molti mesi dell’anno, mentre in Uzbekistan si contrappongono varie tipologie di territorio, dall’arso deserto ad alcune valli ricche di acqua e vegetazione.

Una sola cosa è sempre uguale: lo stile di vita che deve affrontare la gente locale che abita quei luoghi sperduti, indipendentemente dallo stato in cui si trovano.

Si tratta di realtà, dove gli uomini sopravvivono al destino dovendo affrontare quotidianamente difficoltà non semplici da immaginare per chi non le vede con i propri occhi. Pastori nati e cresciuti in mezzo a pecore e cani che continuano tutt’oggi a trascorrere giornate tutte uguali, spese in un mondo quasi dimenticato da Dio che non ha più nulla da spartire con il nostro pieno di confort. Persone semplici, introverse e spesso incapaci di districarsi nel traffico di una città, ma molto pratiche ed ef-ficaci nel loro lavoro quotidiano che svolgono con gli animali e di cui, nonostante alcune abitudini possano essere spesso raccapriccianti agli occhi di un occidentale, è inevitabile riconoscere la destrezza.

Fra quei pascoli, tutto è lasciato allo stato brado: pecore, capre, asini, cavalli, cani e anche i figli dei pastori. Nessuno decide per loro se non la natura. In ogni branco di cavalli è solo lo stallone più po-tente che monta la femmina migliore e così avviene per tutti gli altri animali, compresi i cani. La morte è sempre a caccia di chi fatica a sopravvivere, ma quando è la vita a spuntarla, allora ne scaturisce la perfezione, cioè un misto di morfologia e carattere selezionati dalla dura legge del più forte e non sicuramente dall’uomo che ha ormai imparato a modificare ogni logica riproduttiva.

 

Guardate attentamente il cane da pastore aborigeno, vicino all’uomo a cavallo che ho inserito nella copertina di questo libro: la sua morfologia è perfetta e le sbalorditive prestazioni caratteriali….. segue sul libro.

 

Prefazione di Ivan Paone

 

Ezio Maria Romano è un personaggio bizzarro. Ama i cani e gli animali in genere e, di conseguenza, anche la natura. Ma ama anche scrivere e non si direbbe per una persona abituata a “sporcarsi” le mani e al lavoro manuale che la sua professione gli impone. E’ solito alzarsi all’alba e mettere nero su bianco le sue sterminate conoscenze di cinofilia. Per sua fortuna non è un giornalista e così le sue riflessioni non sono articoli di giornale che si trasformano in poche ore in carta buona per avvolgere il pesce, ma scritti sui suoi vari siti internet (che hanno vita meno effimera di un qualsiasi “pezzo” di un quotidiano) e, soprattutto, libri.

 

Questa è la prefazione dell’ennesima “fatica letteraria” di Ezio Maria Romano. E’ un libro con due protagonisti: il cane da pastore dell’Asia centrale, l’autentica passione di Romano, e la natura che l’ha forgiato, rendendolo forte e indomito, lontano anni-luce dal cane fantoccio che la cinofilia ufficiale ha creato, buono per alimentare un business colossale.

Romano è andato alla ricerca del cane autentico nelle lande più desolate del pianeta. Anche questa volta, troverete un racconto crudo dello stile di vita del KAZAKISTAN, il Paese che Romano ci racconta prima con le parole e poi con le foto degli autentici esemplari di pastore dell’Asia centrale che, da quelle parti, devono vincere molteplici sfide per la sopravvivenza: contro una natura selvaggia e spietata, contro i predatori, contro la penuria di cibo e acqua. E, talvolta, come leggerete, anche contro le bastonate di una donna permalosa. Condizioni di vita terribili, che hanno temprato uomini e animali.

Romano con il libro e con le belle immagini che lo corredano ci indica con chiarezza qual è la strada maestra che intende percorrere: andare alle radici del cane autentico, preservarle, trasmetterle, difenderle dall’assalto dei fabbricanti di crocchette e dei veterinari dal bisturi facile. E, soprattutto, riscoprire e conservare l’autentico cane da guardia e da protezione della famiglia.

 

Da poco sono possessore di Kozak, giovane esemplare di cane da pastore dell’Asia centrale che potete vedere nella foto sotto.

Sono bastati pochi mesi per cogliere la profonda differenza dagli altri cani (in particolare i molossi) che ho posseduto in precedenza e che ancora possiedo. Kozak è sincero, diretto, capace di esprimerti con immediatezza il suo umore. Cosa che agevola la gestione di un cane dal carattere fuori dal comune. Dotato di una reattività stupefacente, ha doti atletiche eccezionali, udito finissimo, che mi ha lasciato più volte strabiliato. Lo so bene: come dice Romano, in nome della cultura cinofila reale che egli si sforza di diffondere, Kozak, come tutti gli altri cani, è un “simpatico opportunista”, che ci asseconda solo perché gli elargiamo il cibo. Ma su questo punto consentite un pizzico di romanticismo. Mi piace pensare che il mio Kozak mi voglia bene almeno quanto gliene voglio io. Questa illusione - come penso tutti coloro che leggeranno queste righe e che sono possessori di un cane - voglio continuare a coltivarla.

 

 Ivan Paone

Giornalista

I CANI ABORIGENI DELL’ASIA CENTRALE Vol. III°

Il meglio dei miei viaggi

 - IL KAZAKISTAN -

Autore: Ezio Maria Romano

118 Pagine – 91 Fotografie a colori – Euro 29,00

 

PER ORDINARE QUESTO LIBRO: INVIARE una mail a: ficg@canidaguardia.com oppure contattare la Sig.ra ASTESANA Maddalena - Cell. 346 21 40 450.

 

 

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