IL CANE PASTORE TURKMENO
sikurt - sicurezza abitativa anticrimine
 
14/05/2015 - KENYA : …“una su mille ce la fa”!



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Quando un gregge è in alpeggio e i lupi affamati decidono di attaccarlo, sono sempre le femmine le prime ad accorgersene e avvisare il resto del branco dei cani da pastore. Sarà perché sono state scelte dalla Natura per riprodurre la specie o forse per un maggiore istinto protettivo che caratterizza il sesso femminile, ma il loro udito e olfatto si manifestano spesso più sviluppati di quello dei maschi.

Le femmine sono di norma anche le più snelle e agili, quindi è la loro mansione dover scorrazzare su e giù per i pendii delle montagne a perlustrare, allarmando l’intero branco ogni volta che avvertono un nuovo odore portato dal vento. Il pastore esperto ne tiene sempre almeno un paio con sè (meglio se non coetanee), perché rappresentano un infallibile campanello d’allarme, sono utili a motivare ulteriormente i maschi nella difesa del gregge, si manifestano indispensabili per la selezione caratteriale degli stessi (che, prima di accoppiarsi per riprodurre la specie, sono costretti a lottare fra loro) e, non per ultimo, ogni anno danno vita a dei cuccioli dai quali il pastore seleziona nuovi guardiani del bestiame.

 

 

Di norma sono le femmine che informano i maschi sulle minacce alla sicurezza del gregge i quali, sentiti gli abbai e altri versi, valutano l'opportunità di intervenire oppure astenersi in attesa di situazioni più pericolose. Molte volte sono le stesse che corrono incontro al predatore, cercando di demotivarlo e allontanarlo, evitando così ogni scontro che risulterebbe dannoso per tutti. Quando però si accorgono che sta per diventare inevitabile lo scontro fisico, preferiscono delegare la mansione ai maschi creati dalla Natura per combattere in modo molto più determinato. Non è previsto che le femmine rischino troppo la loro vita, perchè altrimenti si estinguerebbe presto l’intera specie animale: anche quando diventano madri, tentano sempre in prima battuta di proteggere i piccoli ma, quando si rendono conto che il predatore è più forte di loro, abbandonano la prole per mettersi in salvo, aspettando un’altra occasione più fortunata per allevare la prole. Ben diverso da come avviene nella razza umana, dove una buona madre è disposta a sacrificare la propria vita per quella dei figli. (Cane e uomo sono due specie che non hanno nulla in comune, anche se da un po’ di anni convivono addirittura nella stessa abitazione).

 

 

L’eventuale morte dei cani maschi durante gli scontri risulta invece meno letale per la conservazione della specie tant’è che, per ogni femmina che va in calore, sono sempre almeno una decina i maschi che se la contendono, dimostrandosi disposti a scontrarsi fino all’ultimo, pur di riuscire nel loro intento riproduttivo. (Cane e uomo hanno progetti e aspettative di vita ben differenti e non esiste errore più grave che immaginarseli simili ai nostri).

 

Detto questo, solo un allevatore o cinofilo “somarello” potrebbe proporre una femmina a un giovane pastore per la protezione del suo seppur piccolo gregge, poiché, tranne “Lupo de Lupis” (il “lupo più che buonino” raffigurato nei cartoni animati degli anni '60), tutti gli altri non la considererebbero minimamente, sapendo quali sono i suoi istinti naturali di autoconservazione e i limiti nella difesa.

 

Lo stesso principio vale per il cane da pastore selezionato per la guardia efficace di una proprietà (mansione ben diversa dal proteggere il gregge e per la quale servono soggetti con indole quasi agli antipodi): la femmina può risultare utile solo se abbinata ad un buon maschio che sappia intervenire in caso di reale necessità o nel caso in cui per guardia s'intenda solo la capacità di abbaiare o poco più. 

 

Esistono anche femmine capaci di mordere con determinazione un intruso, ma sono rarissime e facilmente demotivabili nella loro funzione!

 

 

C’è da dire però che, per riprodurre cani di forte carattere, servono femmine quasi all’altezza di un maschio ed è proprio sulla loro selezione che ho concentrato la maggior parte dei miei studi cinofili di questi ultimi quindici anni. In un buon maschio ci si può anche imbattere per caso, capita a tutti, ma per comprendere le potenzialità di una femmina, quando è ancora cucciola, ci vuole un’esperienza che si ottiene solo crescendo un elevato numero di cuccioli.

 

E’ molto difficile che io acquisti da altri allevatori o pastori, che conosco in gran parte del mondo, una femmina da utilizzare come fattrice del mio allevamento, preferisco sempre scegliermela con calma fra quelle che nascono ogni anno dalle mie fattrici, delle quali ho ormai collaudato il carattere. Cerco invece di diversificare il sangue delle mie cucciolate importando maschi “stranieri” già adulti che abbiano dimostrato spiccate doti di guardiani del gregge anche contro gli esseri umani e quindi soggetti poco idonei alla vita dei pascoli.

Si tratta spesso di operazioni complicate e costose, poiché devo farmeli consegnare a domicilio da chi li ha cresciuti, compiendo viaggi di migliaia di chilometri dal luogo di origine fino a casa mia, in quando animali molto ostili con chi non conoscono. Non saprei però come fare altrimenti per continuare a produrre dei cuccioli con le qualità caratteriali che mantengo costante ormai da tanti anni.

 

Individuata fra molte la cucciola più promettente, valutata in ogni suo aspetto nel primo anno di crescita (sia sotto il profilo della diffidenza che del coraggio), ottengo quella giovane guardiana che immagino (e spero) possa sviluppare e riprodurre le caratteristiche idonee alla mia selezione di abili guardiani. Questo è però solo l’inizio!

 

 

Chiunque possegga una delle mie femmine di forte temperamento, sa benissimo quali siano le difficoltà per farla lavorare bene con il maschio che si decide di abbinare. Se il compagno si rivela di temperamento più debole, lei vive un’esistenza frustrata, poiché si renderà presto conto che lui non è all’altezza di farle da compagno, essere un buon padre per i suoi cuccioli, né tanto meno potrà offrirle la dovuta protezione durante lo svezzamento degli stessi. Se il suo compagno è troppo forte, lei si sente certamente più appagata come animale, ma dovrà subire frequenti azioni di dominanza che non faciliteranno certamente lo sviluppo delle sue doti caratteriali.

 

Dopo anni di studi, ho capito che le femmine più rare (e quindi le più preziose per la riproduzione), oltre a dover risultare di 1a scelta caratteriale, sono quelle che riescono a dimostrare gran parte del loro temperamento già nei primi 2 anni d’età e a mantenerlo invariato con qualsiasi maschio debbano convivere. E quando ne individuo una con tutte queste caratteristiche, la scelgo come fattrice per il mio allevamento!

 

 

KENYA nacque dall’ultimo accoppiamento che feci fra Orsa (Figlia di Burka) e Kayman (Baro: linea di sangue di Kimè e Annibal) e fin dai primi mesi, pur non dimostrandosi la più precoce nella guardia, alcune delle sue qualità mi convinsero a tenerla “sotto osservazione” per i miei programmi riproduttivi.

 

 

KENYA non si scontrò mai troppo con i suoi fratelli, così come nessuno di loro cercò mai di sottometterla: fin da piccola si prendeva la sua razione di carne e la mangiava indisturbata senza cercare di accaparrarsi quella di altri.

Quando ebbe una decina di mesi, la introdussi con un’altra sua coetanea nel recinto di AFGHAN, il mio maschio aborigeno, per valutare la sua attitudine a vivere con un simile capobranco. AFGHAN è un dominante all’ennesima potenza, quasi un lupo e rispetta solo le femmine che lui predilige: mentre all’altra non permetteva nemmeno una minima iniziativa, a KENYA concedeva qualsiasi cosa.

 

Qualche mese dopo, non appena arrivò nel mio allevamento KOR GAPLAN, la introdussi con lui ed è con lo stesso che vive tutt’ora dimostrando di saperlo coadiuvare perfettamente in ogni sua azione di guardia. In pratica, KENYA è sempre al posto giusto nel momento giusto, tant'è che la rispetta molto anche lui.

 

 

A dire il vero KENYA, nonostante abbia un'eccellente morfologia proporzionata, è di fattezze un po’ troppo robuste per miei gusti (in Asia centrale le femmine sono molto più minute), ma la sua agilità e il suo carattere sono riusciti a convincermi a tenerla per me fino ad ora.

 

 

Oggi KENYA è ancora molto giovane ma dimostra già delle superbe qualità: sono poche le femmine che alla sua età sanno già affrontare l’uomo estraneo minaccioso senza alcun timore, quasi alla pari di un maschio adulto. Solitamente si tratta di una caratteristica che emerge solo dopo la maturità dei cani da pastore e ricordo ad esempio che quando Burka era giovane non era ancora alla sua altezza.

Inutile dire che nei nostri confronti dimostra grande equilibrio e un’affettuosità pari o superiore a un tenero Golden Retriever!

 

 

Spero che KENYA possa diventare la fattrice che mi aspetto, simile alla madre ORSA che, nonostante la sua piccola statura, ha sempre sprigionato un’energia che ho visto in ben poche altre femmine, caratteristica che fortunatamente ha saputo trasmettere a molti dei suoi figli.

 

KENYA ha anche tutte le caratteristiche ideali per diventare la futura compagna del mio Skorpion che si occupa di fare la guardia alla mia casa e di proteggere i miei famigliari (ovviamente solo quando Burka – la nonna - non sarà più fra noi).

 

 

Anche se come ho imparato negli anni, le previsioni sulle femmine vanno sempre fatte con molta cautela, poiché ci sono profonde differenze fra il loro sviluppo caratteriale e quello dei maschi, per ora i buoni presupposti ci sono e credo che, raggiunta la sua completa maturità, KENYA saprà distinguersi per alcune doti importanti: non per nulla l’ho scelta per diventare una delle fattrici ufficiali del mio allevamento. Solo "una su mille ce la fa" e direi proprio che lei sia una di quelle!

 

Cliccare QUI per vedere il Filmato di KENYA.

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