IL CANE PASTORE TURKMENO
sikurt - sicurezza abitativa anticrimine
 
18/12/2016 - TURKMEN: …la piccola parte di una grande leggenda! (VIDEO)



INGRANDISCI IMMAGINE

INGRANDISCI IMMAGINE

INGRANDISCI IMMAGINE

INGRANDISCI IMMAGINE

INGRANDISCI IMMAGINE

IL TURKMENO - www.pastoredellasiacentrale.com - 349 33 35 668

Viaggiare in Asia centrale non è mai così facile per un turista e, specialmente se si decide di visitare le parti più nascoste del Turkmenistan, vanno sempre messe in conto numerose difficoltà del tutto inconcepibili per chi, come me, è nato e cresciuto in uno stato democratico occidentale. In Europa, qualsiasi straniero varchi la frontiera superando regolarmente il controllo dei passaporti, se non infrange la legge commettendo reati, può spostarsi in ogni angolo del paese senza alcun impedimento, in Turkmenistan invece le cose funzionano in modo totalmente diverso. A parte alcune vaste zone del deserto e delle montagne vicino alle frontiere che, essendo considerate di interesse militare, non sono accessibili nemmeno agli abitanti locali, ogni volta che un turista desidera spostarsi da un’area, nella quale è stato autorizzato a soggiornare, ad un’altra confinante, deve esibire alla polizia un particolare permesso governativo con su indicati i giorni della scadenza, oltre la quale non è più possibile farlo. Tali permessi non sono di facile acquisizione, anzi, spesso sono indispensabili parecchi giorni per il rilascio con possibili ritardi dovuti alle più particolari motivazioni, tanto da costringere chiunque a doverseli procurare prima della partenza programmando bene ogni spostamento. Inoltre, per entrare in Turkmenistan, è necessaria una lettera di invito da parte di un’organizzazione locale, la quale offre allo straniero il solo diritto di richiedere il rilascio del visto turistico quando sì è già arrivati sul posto e, in caso di rifiuto, si viene rispediti a casa senza troppe motivazioni!

 

 

A tutte queste difficoltà, prima di riuscire ad incontrare i famosi cani da pastore locali, vanno ancora sommate quelle create dagli abitanti locali che, pur essendo mediamente molto ospitali, simpatici e ben predisposti nei confronti dei turisti occidentali, sono di un’indolenza disarmante: con loro, tutto sarà possibile solo “domani, oggi no! Il problema è che ad ogni giorno corrisponde un altro “tomorrow” da dover attendere e così fino all’infinito.

 

Chi mi ha già accompagnato in questi viaggi, sa che non sempre riesco a mantenere quella calma necessaria e conveniente per tornare a casa indenne da quei luoghi: a volte perdo la pazienza e mi arrabbio molto. Devo però ammettere che a queste mie reazioni non sono mai corrisposte gravi conseguenze, anzi, per qualche ora sembra addirittura filare tutto liscio, per poi ritornare al ritmo di sempre, dove ad ogni ora di lavoro ne corrispondono numerose di completa inattività: aspettando non si sa bene chi, cercando il carburante che non si trova o riparando l’automobile da guasti incomprensibili.

 

 

Erano alcuni giorni che mi stavamo rimandando a “tomorrow” la partenza per il deserto dove avrei dovuto incontrare alcuni autentici pastori con i loro cani, in quell’occasione mi ero recato da solo in Turkmenistan poiché nessuno dei miei amici si era dimostrato disponibile ad accompagnarmi. La guida che mi doveva condurre nel cuore del deserto, trovava ogni giorno una buona scusa per non portarmi, proponendomi invece altri itinerari molto meno faticosi e più comodi che prevedessero molte ore di riposo e ben poche nei luoghi più impervi dove io volevo recarmi. Quando arrivano gli stranieri e quindi anche il loro del denaro, i turkmeni amano rilassarsi, mangiare, bere té, parlare delle novità occidentali, di calcio, di moda e non certamente occuparsi dei loro cani che conoscono da sempre. E’ anche comprensibile che un popolo, vissuto per secoli fra le difficoltà del deserto e delle montagne, abbia voglia di godersi le attuali comodità della città e non provi grande entusiasmo nel dover ritornare nei luoghi dove è vissuto senza alternative per intere generazioni, il problema è che io mi reco in quei luoghi solo per studiare i loro cani ed il mio tempo disponibile è sempre molto limitato.

 

Mi ero nuovamente alterato con la mia guida per l’ennesima variazione di programma e allora, forse per “calmarmi” (o facendo finta di farlo), mi avevano organizzato un nuovo pranzo fra “amici”, questa volta però in compagnia di due personaggi di grande spicco nel mondo del cane pastore dell’Asia centrale: Kakish Kyarizov, considerato il più famoso allevatore di tutta l’Asia centrale e Ovlyakuli Garayev, un mitico trainer di cani da combattimento turkmeni.

 

 

Rimanemmo seduti per ore in quella yurta a parlare di cani e di lupi, con la guida che traduceva dall’inglese al turkmeno le mie domande e dal turkmeno all’inglese le loro risposte. Ad un certo punto Kyarizov assunse uno sguardo particolarmente impegnato, chiese alla mia guida di tradurre fedelmente ciò che mi avrebbe detto e iniziò a raccontarmi: “I pastori più anziani dicono che, vari secoli fa, un religioso di nome Bernardo giunse in Asia centrale, proprio qui nel Karakum Desert del Turkmenistan, seguendo una delle tante spedizioni di mercanti che arrivavano dall’occidente per acquistare seta, tappeti ed altri nostri prodotti artigianali. Notò con quale grinta alcuni dei nostri cani sapevano difendere non solo le greggi ma anche le capanne dei pastori che, rimanendone entusiasta, decise di portare via con se una coppia di cuccioli per creare anche in occidente degli efficienti guardiani capaci di proteggere le abitazioni dei religiosi, allora spesso soggette ad ogni tipo di saccheggio. Si racconta che i cuccioli avessero un manto prevalentemente marrone e bianco, con una maschera simmetrica sul muso ombrata di nero. Fu proprio da quella coppia di cuccioli che nacque la razza che in occidente voi oggi chiamate cane di San Bernardo!”.

 

 

Io rimasi incuriosito nel sentire quel racconto e ancora oggi non saprei dire quanto ci possa essere di vero, oppure si tratti di una semplice “leggenda” raccontatami dal mitico Kyarizov, certo è che, prima di diventare “famosi” come cani da soccorso, caratterizzati dal loro barilotto di cognac legato sotto il collo, i cani di San Bernardo si distinsero per secoli come temibilissimi guardiani della proprietà. A tutto ciò va aggiunto che assomigliarono sempre nella loro morfologia e nel colore del loro mantello ad alcuni cani da pastore dell’Asia centrale che si trovano prevalentemente in Turkmenistan. (Ovviamente non mi riferisco agli attuali cani di San Bernardo trasformati dagli allevatori in “animaloni” mastodontici e quindi inutilizzabili per qualsiasi mansione). A testimonianza di quanto i cani di San Bernardo fossero temuti allora dalla gente, vi voglio riportare la fotografia di questa pagina di cronaca che conservo fra i miei più pregiati “cimeli” cinofili.

 

 

Si tratta di una notizia dal titolo “DRAMMA AL SAN BERNARDO” riportata sul n. 46, anno 2°, della rivista “Illustrazione d’Italia”, supplemento della Gazzetta d’Italia pubblicata il 17 Novembre 1946. Vi riporto alcune parti di quel testo: “Una signorina di Aosta che si recava con un’amica all’Ospizio del Gran San Bernardo, è stata aggredita, nella tormenta, da una turba di cani che la dilaniavano lasciandola in condizioni preoccupanti. L’amica si salvava gettandosi nel sottostante laghetto. Un avvenente signorina ventenne di Aosta, Carla Capelli, profittando di una macchina svizzera di passaggio, si era recata con l’amica Lea Campana fino all’Ospizio del Gran San Bernardo per trovarvi un parente. L’automobile aveva proseguito oltre frontiera mentre le due giovani si dirigevano, durante un principio di tormenta e di nevischio, verso l’Ospizio che distava una cinquantina di metri. Ad un tratto le due giovani furono aggredite da un branco dei famosi cani. …i doganieri, a causa della tempesta non sentirono nulla e furono invece i frati ad intervenire chiamati dalla Campana che era corsa al convento invocando disperatamente soccorso. …la povera signorina venne, dopo i dovuti soccorsi, portata all’ospedale di Aosta dove si trova, per fortuna, in condizioni non gravissime. Non è la prima volta che un fatto simile emoziona la pubblica opinione”.

 

 

Ed è proprio dopo aver trovato e letto questa singolare notizia, risalente a molti anni fa, che mi è ritornata in mente la storia raccontatami quel giorno da Kyarizov in una yurta situata nella periferia di Ashgabat e, sarà solo perché i cinofili amano vivere di sogni, ma a me piace immaginare che anche questo mio giovane stallone di nome TURKMEN, così simile nel suo mantello ad uno di quei cani scelti allora da frate Bernardo, possa in qualche modo far parte di quella famosa leggenda!

 

Quando lo consegnai ai suoi nuovi proprietari, TURKMEN si chiamava Jacky, così come era stato scritto nel suo pedigree, aveva poco più di 2 mesi ma era già evidente il suo futuro di abile guardiano, tant’è che lo raccomandai ad una coppia che, avendo una villa signorile sulle alture del ponente ligure, si preoccupava seriamente di dover ricevere prima o poi la “visita” di qualche malintenzionato.

 

 

TURKMEN lasciò il mio allevamento in compagnia di una graziosa cucciola nata da una femmina che lavorava a protezione di un gregge, poco lontano da casa mia e che aveva partorito i suoi piccoli al riparo di una mangiatoia (sopra in foto).

 

Rividi TURKMEN dopo meno di un anno e, mentre i suoi proprietari mi “canzonavano” allegramente dicendomi che a casa loro i guardiani si trasformavano tutti in cani da salotto, io iniziai già a preoccuparmi di quale sarebbe stato il futuro di quel cane ospitato da una coppia di signori così intenzionati a scambiarlo per un peluche, senza rendersi conto di cosa stava invece maturando sotto quell’aspetto di innocuo pacioccone. Bastò infatti un mio lieve accenno di minaccia che il cane diede già allora evidente prova di forte carattere, elemento mai così congeniale a chi scambia i propri cani per figli e decide di allevarli come tali.

 

 

In seguito, un incosciente veterinario sterilizzò la femmina che viveva in compagnia di TURKMEN e già questo contribuì ad un notevole scompenso del suo maturando equilibrio di maschio, così come bastò un calcio (uno solo a detta dei proprietari) e qualche minaccia col bastone con intenzione di “rieducare” e ridimensionare il monello “adolescente”, per far precipitare rapidamente la situazione.

 

 

Venerdì 11 agosto 2016, mentre milioni di italiani erano incolonnati per raggiungere i luoghi di villeggiatura, io viaggiavo sul mio furgone verso la casa dove viveva TURKMEN, il quale si era praticamente impadronito del giardino e non lasciava più circolare liberamente il suo padrone. Un funzionario della ASL ed io dovemmo addormentare il cane con del narcotico per prelevarlo dalla sua dimora e riportarlo nel mio allevamento, dove io avrei proceduto studiando “quel caso così particolare” come mi era stato presentato. Ci tengo a precisare che già domenica mattina 13 agosto, il giovane TURKMEN circolava libero nel mio cortile e, pur mantenendo le distanze, non dava il minimo segno di volermi aggredire….

 

 

Eppure i proprietari di TURKMEN lo avevano sempre trattato come un Re: dormiva in una cuccia gigantesca dove a volte la padrona si coricava al suo fianco, non gli venne mai dato il semplice pane duro alla sera come da me consigliato, bensì panini ripieni dei più prelibati ingredienti, fu sempre pulito e spazzolato giornalmente affinché il suo pelo risultasse lucente e molto altro ancora. I proprietari parteciparono addirittura ad un mio Corso Base ma poi immagino che, tornando a casa, pensarono che il loro amore di “genitori” verso quel cane avrebbe potuto sostituire ogni mio consiglio cinofilo. Il problema è che i cani, quelli veri, sono animali che non possono essere cresciuti come figli, ammesso che i tanti vizi possano servire a crescere bene anche i cuccioli di uomo.

 

 

Non fu facile riabilitare TURKMEN a riconquistare piena fiducia in me e successivamente nella mia famiglia, lui si sentiva profondamente tradito poiché, quando si crea della conflittualità fra il cane e i padroni, è sempre l’animale a rimanerne maggiormente traumatizzato, anche se la tendenza di molti è quella di sostenere il contrario. Il cane cresciuto male, snaturato ed allevato trascurando l’importanza di favorire i suoi istinti primari, subisce spesso traumi irreversibili capaci di trasformare il suo carattere per tutta la vita, cosa fortunatamente non avvenuta con TURKMEN, grazie al suo enorme equilibrio, alla sua ancor tenera età ed anche ad un po’ della mia scontata esperienza nell'averlo saputo recuperare.

 

 

Chi è oggi TURKMEN?

Il massimo che si possa pretendere da un cane da guardia!

Oltre ad essere un soggetto di rara bellezza, nonostante sia ancora molto giovane si manifesta già estremamente diffidente e avverso nei confronti di chiunque si avvicini alla proprietà che difende con grande coraggio ma, la mia più grande soddisfazione, è poter godere ogni giorno delle sue continue dimostrazioni di affetto sia nei miei confronti che in quelli dei miei familiari con i quali ha instaurato uno splendido rapporto, come potrete ammirare voi stessi nel video sotto allegato. Cosa abbiano fatto noi per ottenere tutto ciò? Nulla, lo abbiamo semplicemente trattato e capito per l’animale che rappresenta!

 

 

Forse qualcuno potrebbe pensare che io provi piacere ogni volta che “vinco” una di queste battaglie ma, in effetti, non è così. Provo sempre una sorta di velata tristezza nel dover constatare come l’essere umano, il quale oggi si vanta di conoscere e amare i propri cani, continui invece a non capire quasi nulla di questi animali che tiene reclusi nel suo giardino, o peggio in appartamento. Fortunatamente, cani come i miei si ribellano a chiunque li tratti in modo diverso da com’è previsto dalla Natura, mentre altri più docili e sottomessi (un po’ "finti", come oggi piacciono alla maggior parte delle persone) subiscono ogni trattamento senza reagire mai ed è per questo che si rafforza l’ignoranza cinofila e la presunzione dei loro proprietari.

 

 

TURKMEN è l’ennesimo esempio di come non sia mai il cane ad essere il colpevole quando il rapporto con il padrone non funziona, bensì sia responsabile la grande convinzione, ormai radicata nella nostra società, di voler sapere già fin troppo su questa specie animale (senza sentire la necessità di dover imparare altro), oltre a quella che debba sempre essere lui a dover capire il padrone (cosa impossibile, essendo un semplice animale) e non il contrario.

 

 

Oggi TURKMEN è un cane felice, vive fiero del suo forte carattere messo in atto ogni volta che un estraneo si avvicina alla sua recinzione, rispetta in modo integerrimo la mia famiglia ed è circondato da femmine NON STERILIZZATE con le quali avrà presto occasione di accoppiarsi. Ah già, dimenticavo, adesso che è diventato uno stallone de “Il Turkmeno”, mangia anche lui e con orgoglio la carne cruda con ossa alla mattina e il pane duro alla sera, …come tutti i cani veri!

 

CLICCARE QUI per vedere il filmato di TURKMEN.

 

PASTORE DELL'ASIA CENTRALE CON PEDIGREE
ALLEVAMENTO PASTORE DELL'ASIA CENTRALE
ALLEVAMENTO CANE DA GUARDIA
ADDESTRAMENTO CANE DA GUARDIA
ADDESTRAMENTO CUCCIOLI