IL CANE PASTORE TURKMENO
sikurt - sicurezza abitativa anticrimine
 
21/01/2013 - STORIE VERE SUI CANI DA GUARDIA (Video 2)



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Pamir : … una giovane guerriera in memoria del Grande Kimé!

Ogni mattina quando mi sveglio sono talmente orgoglioso e soddisfatto dei miei cani che non vedo l’ora di vestirmi per andare in allevamento e ricominciare una nuova giornata da trascorrere con loro. Le mie giacche che utilizzo per il lavoro sono diventate così puzzolenti che mia moglie mi costringe giustamente ad appenderle fuori, a volte mi capita addirittura di dimenticarmi dei pezzi di carne in tasca che dopo qualche giorno non mancano di farsi sentire, ma questa è la mia vita, quella che desidero far scorrere in questa seconda stagione della mia esistenza. Dove abito non sempre il tempo è clemente ma anche quando fuori piove e tira vento, nevica o la temperatura è abbondantemente sotto lo zero, non vorrei mai essere altrove. L’allevamento è la mia seconda casa e i miei cani sono la mia famiglia allargata.

Dopo anni di selezione, i cani che utilizzo per la riproduzione sono tutti di un carattere molto forte e quando qualche amico mi viene a trovare e mi chiede quale preferisco, io non so mai cosa rispondere in quanto se li scelsi allora fra molti altri per crescerli con me, è perché li ritenni validi ed oggi non potrei più fare a meno di loro. Come potrei dire se è meglio Taleban o Leone, Annibal o Skorpion, Iran o Kayman, ognuno ha le sue caratteristiche, pregi e difetti, ma nel loro mestiere di guardiani sono eccellenti.

 

Ma quanto mi capita di pensare a Kimè, mi sale un groppo in gola ancora adesso, dopo oltre 2 anni dalla sua scomparsa.

 

 

Se dovessi dire che era più forte fisicamente di altri che posseggo attualmente, direi una bugia, più bello non sicuramente, più affettuoso tanto meno, ma in lui vedevo l’autentico guerriero.

Era un cane molto austero e per me che lo adottai già da adulto non fu mai troppo facile entrarci in sintonia ma mi risparmiò sempre, anche quando io eccedetti con le mie imprudenze.

Ricordo quando dovendo fargli un’inevitabile anestesia lo legai con una catena e cercai di iniettargliela di sorpresa, appena lui si sentì pungere reagì bruscamente impennandosi come un drago, io scivolai tentando di sottrarmi e mi trovai sotto di lui con il mio collo nella sua bocca. Mia moglie ed il mio veterinario sbiancarono ma lui non chiuse le fauci e quindi io non ebbi manco un graffio, solo le sue bave ovunque. Un’altra volta tornai dal campo d’addestramento e provai anche con lui alcune cose che mi avevano insegnato laggiù, volevo fargli fare il “terra” e dopo il seduto che lui eseguiva facilmente, gli presi le gambe davanti e le tirai per farlo abbassare. Lui ringhio forte, poteva mordermi sul viso che gli era molto vicino ma non lo fece, si rialzò lentamente fissandomi e continuando a ringhiare mi venne incontro, io chiusi gli occhi dalla paura e lui mi prese ai fianchi con la sua bocca ma non strinse, infatti io non ne riportai conseguenze. In quel modo lui mi volle spiegare che non era uno dei tanti cani giocattolo che avevo visto laggiù e che se io volevo il suo rispetto dovevo imparare innanzitutto a rispettare lui.

Un giorno invece entrò un estraneo in giardino, ma con lui non fece "per finta", lo morsicò senza troppi complimenti. E lì capii chi era Kimè e cosa pensava di noi che eravamo la sua famiglia, ovvero un bene che lui considerava intoccabile.

 

 

Passarono da me una miriade di addestratori che vollero provarlo in ogni modo e se ne andarono sempre a casa meravigliati delle sue doti straordinarie. Credo sia sufficiente raccontare che quando pioveva con lampi e tuoni forti (quelli di montagna) lui correva tutto il tempo nel giardino con il pelo rizzato cercando di mordere le scariche di fulmine.

 

 

Io non fui mai il prediletto di Kimè, allora non avevo ancora capito bene cosa significava essere il vero capobranco di cani di quella "caratura" e sicuramente osai troppo dando ascolto alle solite teorie cinofile predicate in migliaia di campi di addestramento ma utili solo per i soliti "cagnucoli" tanto fumo e poco arrosto. Infatti lui scelse mia moglie come la persona in cui avrebbe deposto la sua totale fiducia, proprio perchè non lo aveva mai importunato e si era limitata sempre alle sole carezze. Kimè la adorava senza riserve e spesso, quando gli portavo la la carne, voleva mangiarla ai suoi piedi o addirittura gliela posava in mano, poi si girava verso di me e con il suo indimenticabile sguardo, sembrava volermi dire: “Questa confidenza la riservo solo a lei. A te no, prima devi imparare!”. Infatti lui fu la mia più grande "nave scuola", il cane che mi fece mettere in discussione tante false teorie che avevo imparato in anni di cinofilia al fianco di "mezzi cani".

Anche con le mie figlie fu sempre tanto tollerante quanto protettivo, non sempre mi consentiva di uscire di corsa con una di loro in braccio. A volte pareva non si fidasse di me, si piazzava di fronte e mi fissava negli occhi fin quando non la riponevo a terra, poi verificava che fosse tutto a posto, spesso la leccava sul viso e poi se ne andava.

Era un cane che non ebbi la fortuna di allevare da piccolo e chi lo fece commise molti errori, cambiò parecchi padroni ma nessuno decise di tenerlo fin quando incontro me che ebbi la voglia e la passione di continuare il mio percorso al suo fianco, anche se devo ammettere che riusciva sovente ad intimorirmi con un solo dei suoi inequivocabili sguardi, ma io lo amai tanto ugualmente per la sua inconfondibile fierezza e dignità di irriducibile guerriero.

 

 

Fece la guardia fino all’ultimo respiro ed è proprio grazie a lui che oggi allevo i miei pastori che consiglio a chiunque per la protezione della casa. Con uno di loro, la famiglia è al sicuro!

 

PAMIR (Aral) nacque da due super guardiani, a casa di amici che non vollero cedere subito tutti i loro cuccioli ma decisero di tenerne una coppia per crescerli con i genitori. Io scoraggiai molto questa intenzione e predetti futuri guai ma, come succede spesso, prima di credere a quanto raccomando le persone debbono sbattere la testa (e forse è giusto cos'ì).

Infatti dopo il primo anno d’età iniziarono a presentarsi le prime intolleranze fra i due cuccioloni in crescita ed i genitori ma, al contrario di quanto avevo immaginato, le prime scaramucce non emersero, come avviene di solito, fra il padre ed il figlio maschio, bensì fra PAMIR e tutto il resto del branco.

Spesso i suoi proprietari mi telefonavano per raccontarmi le dure lotte che avvenivano fra lei e la madre in quanto pareva che il padre volesse ormai la figlia alla testa del branco e che non sempre ci riuscisse nemmeno lui a farsi ascoltare, tanto era il carattere indomito di questa cucciolona di circa un anno. Io gli consigliavo di trovare una sistemazione a quei due cani che stavano maturando ma ovviamente i miei amici erano un po’ reticenti visto l’affetto che provavano per loro.

 

Ero passato alcune volte nella strada che costeggiava quella casa, sentivo sempre un gran baccano di cani che abbaiavano aldilà della recinzione ma a causa di una particolare lamiera che non mi permetteva di vedere quasi nulla, io non avevo mai capito come fosse organizzata la gerarchia di quel branco.

 

 

Trascorsero un po’ di mesi senza che ebbi più notizie, fin quando un pomeriggio di quest’estate ricevetti una chiamata del proprietario di PAMIR che mi diceva di volerla cedere ad una coppia di colleghi, dove il marito sarebbe stato sicuramente in grado di gestirla in quanto aveva già posseduto cani da guardia e facendo da tempo l’uomo di sicurezza in una discoteca milanese, non pensava sicuramente che fosse stata PAMIR ad intimorirlo.

Io diedi qualche consiglio come gestire la prima fase di trasferimento del cane e d’introduzione nella nuova famiglia ma, non conoscendo personalmente il carattere di PAMIR, pensai che tutto sarebbe proseguito per il meglio.

 

Dopo una settimana o poco più, l’ex proprietario di PAMIR mi chiamò dicendomi che era andata riprendersela in quanto l’esperimento non era andato a buon fine.

Pare che nonostante i miei consigli di costruire un piccolo recinto di servizio, dove poter gestire meglio la prima fase ci convivenza con la nuova arrivata, i due amici si accordarono invece di introdurla libera nel giardino vista la sua apparente indifferenza. Quindi lasciarono PAMIR libera in quel cortile e il proprietario ritornò a casa.

Già dopo poche ore, la femmina coricata davanti al cancello di quel giardino, non permetteva più a nessuno di entrare ma il problema maggiore è che non consentiva nemmeno più ai nuovi proprietari di uscire di casa.

Poi nel tentativo di farsela amica furono commessi alcuni errori d’interazione, fin quando PAMIR s’impossessò di tutto il giardino non permettendo più a nessuno di affacciarsi nemmeno alle porte o alle finestre, tant’è che per entrare ed uscire dall’abitazione furono scelte altre vie che escludessero il passaggio dal giardino. Dopo un po’ di giorni, visto che PAMIR aveva pensato bene di bucare anche una conduttura dell’acqua per dissetarsi meglio, tanto da formarne un laghetto nel giardino, fu indispensabile l’intervento del vecchio padrone che dovette tornare a riprendersela. E PAMIR raggiunse l’obbiettivo che desiderava, ovvero ritornarsene a casa con il suo branco, dov’era cresciuta.

 

I miei amici ci provarono ancora a fare convivere tutti 4 i cani ma, dopo ulteriori scaramucce mi chiamarono circa due mesi fa per propormi di prendere io quella femmina in quanto non avrebbero saputo a chi cederla, visto il suo carattere così tanto diffidente con chi non conosceva.

 

E come sempre accade, quando salta fuori un cane difficile, arriva al Turkmeno!

 

Andai a prenderla agli inizi di Dicembre e la sua padrona, con le lacrime che le scorrevano sul viso tanto che le era affezionata, me la caricò nel baule della mia auto, dove avevo predisposto una rete che non potesse passare nell’abitacolo. Già nel viaggio mi ringhiava senza mezzi termini e non fu poi molto semplice farla entrare nel solito recinto dove depongo i cani adulti appena arrivati in allevamento, prima di fare conoscenza.

 

 

Per alcuni giorni mangiò poco e solo quando io non ero presente, non voleva saperne che mi avvicinassi alla sua rete, mi attaccava senza tregua con un temperamento veramente unico per una femmina di meno di 2 anni. Sembrava quasi che ogni mio tentativo per conquistare la sua fiducia la innervosisse ancor di più, nonostante stessi impiegando con lei molto del mio tempo ed applicassi ogni mio piccolo “segreto” che avevo imparato in tutti questi anni. Finalmente al quinto giorno, dopo averle escogitate tutte, riuscii a farmi scegliere come il suo capobranco ed ancora oggi sono rimasto il solo a poterla avvicinare.

 

 

Con me, PAMIR, oggi è di una dolcezza senza limiti (come la vedrete dopo nel filmato), ma non c’è ancora spazio per nessun altro familiare, né per mia moglie né per mia figlia Sofia che solitamente è sempre molto rapida nel socializzare con ogni cane adulto che porto a casa.

PAMIR è una vera irriducibile e non tiene minimamente in considerazione ogni tentativo di approccio che possa fare un estraneo, dev’essere lei a decidere quando è il momento di abbassare la guardia e fare una nuova amicizia.

 

Fin dalla seconda settimana del suo arrivo convive con Leone, un mio maschio di 5 anni molto possente quanto determinato nelle sue azioni, ma lei non lo teme affatto nonostante lui l’abbia già punita più di una volta. Leone, pur essendo un vero “leone”, è un cane molto equilibrato e riesce quindi a tollerarla con grande pazienza, tranne quando mangiano che invece debbo necessariamente separarli.

 

Nonostante quanto abbia scritto fino ad ora, vi posso assicurare che le qualità di questa giovane femmina sono infinite perché, non appena accetta l’amicizia del suo padrone, scioglie immediatamente ogni riserva e diventa di un’incredibile affidabilità, quasi esageratamente servile. E’ sufficiente che io mi avvicini a lei che subito si lascia cadere per farsi grattare la pancia. Mi è già addirittura capitato di pestargli inavvertitamente una zampa e di inciamparmi rischiando di cadergli addosso, ma da parte sua non c’è stata mai la minima reazione, ormai mi ha scelto come il suo capobranco, si fida ciecamente ed io posso farle qualsiasi cosa. Non vi è dubbio che sia proprio la grande sicurezza di PAMIR che determina la sua straordinaria affidabilità, tipica dei migliori cani da pastore.

 

Ho deciso di tenere definitivamente questa femmina come mia fattrice per vari motivi: è molto forte di carattere, ha una rapidità d’azione impressionante ed una determinazione nell’affrontare l’avversario che non è comune a molte altre (e questa era una caratteristica molto valutata un tempo dai pastori, quando i loro cani dovevano affrontare con coraggio i lupi pur sapendo che erano molto più forti), ha una bellissima morfologia (bassa e lunga come le migliori femmine di cane aborigeno dell’Asia centrale) ed un’esemplare devozione nel suo padrone.

 

Nel mio ultimo viaggio in Turkmenistan ebbi modo di incontrare alcuni soggetti aborigeni molto simili a PAMIR, come ad esempio il maschio che potrete ammirare nella foto qui sotto, fotografato nella periferia di Ashgabat.

 

 

Possedeva lo stesso carattere irriducibile di PAMIR e non mi fu mai possibile avvicinarlo in nessun modo anche dopo svariati tentativi di abbonirlo. Come morfologia direi che era una via di mezzo fra il mio Grande Kimè di allora ed il mio attuale giovane Skorpion.

 

Foto di Skorpion

 

 

Turkmenistan – Il maschio di cane aborigeno incontrato nella periferia di Ashgabat.

 

 

Fin quando non mi avvicinavo troppo al posto dove era stato fissato con una corda dal suo proprietario per consentirmi di fotografarlo, il cane non dava segni di troppa agitazione ma, non appena invadevo il suo limite di tolleranza territoriale, mi attaccava senza riserve.

 

 

Oppure quest'altra femmina aborigena, incontrata anch'essa in Turkmenistan, della quale mi dissero che provenisse da un'antica linea di cani molto utilizzati un tempo dai pastori nomadi del Karakum Desert per la loro audacia contro i lupi ed altri predatori. Non solo mi parlarono molto bene del carattere di quella femmina ma vollero anche darmi una dimostrazione della sua dominanza ed abilità mettendola a confronto con un'altra femmina molto più grande. In pochi secondi l'altra femmina, almeno il doppio della sua statura, si arrese senza repliche.

 

Turkmenistan – La femmina aborigena incontrata nella periferia di Ashgabat.

 

 

Ma ci sono anche altri due motivi perché PAMIR non se ne andrà mai più dal Turkmeno, il primo è perché questa tipologia di cani molto territoriali soffrono parecchio ogni volta che vengono spostati dal loro ambiente e cambiano capobranco, il secondo è perchè assomiglia molto, sia morfologicamente che in certi atteggiamenti, al mio Grande Kimè (suo bisnonno), tanto che ormai non potrei più stare senza di lei che ogni mattina mi aspetta al cancello, dimostrandomi ogni gratitudine per appartenere al mio branco.

 

Ho deciso di chiamarla PAMIR in quanto è proprio in quella regione montuosa, tra il Tagikistan, l'Afghanistan, il Kirghizistan, il Pakistan e la Cina, che si pensa si siano sviluppati i primi cani di questa razza con pelo più lungo, visto la rigidità dei lunghi inverni caratterizzati da temperature glaciali ed ogni volta che pronuncio il suo nome, mi sembra di rivivere una delle mie escursioni che ho fatto in questi anni in quelle terre lontane….

Cliccare QUI per visionare il Filmato di PAMIR.

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