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25/10/2014 - GREGGE PELLEGRINO GRAZIANO: …un’esperienza straordinaria!



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A cura del CISCAL FICG - Centro Italiano Selezione Cani Anti Lupo - Il Gregge Pellegrino Graziano con i suoi cani da guardiania in Alta Valle Maira - Cuneo.


Oltre ad aver girato parte del mondo alla ricerca di tutte le informazioni necessarie per allevare al meglio il cane da pastore dell’Asia centrale che io seleziono prevalentemente per la guardia della casa e la protezione della famiglia, sono ormai anni che inserisco miei soggetti nelle varie greggi d’Italia per difenderle dagli attacchi dei predatori.

 

Recarsi negli alpeggi più nascosti del globo per incontrare i pastori aborigeni e intervistarli, cercando di carpire i segreti legati alla loro attività è un'esperienza molto utile per conoscere a fondo la razza che si alleva.

 

 

Altrettanto formativo è fornire alcuni dei propri soggetti ai pastori che pascolano ancora il bestiame come un tempo, poichè il loro giudizio sulle qualità fisiche e caratteriali di un cane esula da qualsiasi mistificazione creata dalla cinofilia moderna: o il cane funziona o te lo restituiscono immediatamente e, se non ti sbrighi ad andarlo a riprendere, farà una brutta fine!

Non mi era ancora mai però capitata l’occasione di poter vivere un’intera stagione d’alpeggio a contatto con un branco di miei cani messi al lavoro in un gregge, avendo la possibilità di monitorarne costantemente ogni evoluzione.

 

 

Ovviamente non sono rimasto in montagna tutto il tempo, ma, almeno due volte alla settimana, (dal mese di giugno, quando le pecore sono salite in alpeggio, fino ad ottobre quando sono ridiscese), mi sono recato in altura con il pastore Pellegrino Graziano per incontrare il suo pecoraio rumeno “Florin” che, rimanendo giorno e notte col bestiame, mi riferiva ogni pregio e difetto dei cani inseriti.

 

 

Pellegrino Graziano è un pastore col quale mi sono trovato subito d’accordo poiché ci accomuna la nostra passione per gli animali: lui le pecore ed io i cani da pastore. Un po’ di anni fa, Graziano ha mollato il suo lavoro precedente per trasformare un vecchio sogno in realtà ed ha iniziato a fare il pastore, come io mi sono lasciato alle spalle la vecchia professione per occuparmi dei miei cani da guardia a tempo pieno.

Qualcuno dice che per intraprendere certe scelte ci vuole coraggio, magari è vero o forse è semplice incoscienza, certamente non si fa per denaro, visto che allevare animali non ha mai arricchito nessuno, anzi, semmai ha riempito molti di debiti sino al collo! Ma, quando la vera passione ti travolge, non è sempre possibile resistere e ci si butta a capofitto senza pensarci troppo. Esiste però un innegabile privilegio che ripaga i “pazzi” come noi: le giornate passano in un batter d’occhio e la stanchezza che si prova alla sera (parecchia!) per le tante ore di lavoro, non pesa mai esageratamente, perché la gratificazione di fare quello che si voleva dalla vita, aiuta a vivere meglio!

 

Graziano conduce ogni anno il suo gregge in Alta Valle Maira (Cuneo), in alcuni pascoli che si trovano nel comune di Acceglio, fra due antiche borgate: Saretto e Chiappera.

 

 

In quei luoghi i lupi ci sono, ...eccome ci sono! Anche perché la ricca vegetazione che circonda i pascoli favorisce la loro riproduzione e le strategie di attacco al bestiame condotto ogni estate dagli allevatori.

Quest’anno, è bastato smarrire per poche ore una pecora che aveva qualche difficoltà nel camminare, che i lupi l’hanno immediatamente predata e ridotta come potete vedere nella foto qui sotto.

 

 

Sono ormai parecchi anni che anche qui, sulle montagne cuneesi, si parla del problema “lupo” e non si capisce ancora bene se sia ritornato improvvisamente, oppure se sia stato reintrodotto volutamente per regolarne l’espansione degli ungulati, certo è che la Regione si è organizzata con efficienti strutture per sostenerne e promuoverne la conservazione della specie; gli abitanti locali si lamentano a più non posso, per non parlare dei pastori e dei malgari che, abituati da tempo a lasciare liberi gli animali al pascolo senza problemi, oggi si ritrovano a dover combattere contro il predatore.

 

 

A volte mi viene da ridere vedendo come quattro “lupacchiotti spelacchiati” siano riusciti a sollevare tanto polverone: i giornali ne parlano di continuo, i politici si schierano a favore o contro in base alle loro campagne elettorali, i cacciatori non vedono l’ora di ucciderli tutti, i turisti si dividono fra quelli che vorrebbero incontrarli almeno una volta nella loro vita e altri che temono di essere sbranati. Sono poi nati i “lupologi”, gli specialisti dei pascoli e mille altri esperti di tutto un po’ che dai loro uffici dettano regole ed elargiscono consigli. Come da sempre, però, gli unici che salgono in montagna, affrontando ogni difficoltà, continuano a essere solo loro: gli allevatori. Gente semplice, a volte un po’ bizzarra, diffidente, irragionevole e spesso non sufficientemente istruita per sapersi difendere dalla burocrazia che li attanaglia, ma estremamente pratica nel loro modo di agire. Per vivere la montagna non bastano le parole, lassù i problemi non mancano mai e per risolverli servono i fatti.

 

 

Un anno fa, avevo conosciuto Graziano per puro caso a un pranzo che avevo organizzato per gli Ispettori della Federazione Italiana Cani da Guardia a contatto con alcuni pastori.

 

 

A me piace la cinofilia concreta e quindi cerco sempre di far confrontare i miei collaboratori con chi lavora in montagna col gregge.

Non appena pronunciato la parola: “lupo”, alcuni pastori erano subito insorti contro di noi. Dicevano di sentirsi presi in giro da chi vive in città e si schiera dalla parte del predatore o da chi dice di volerli aiutare per poi non fare nulla di concreto.

Graziano dimostrò invece subito molta moderazione nei suoi discorsi, e con l'interesse di chi desidera trovare una soluzione definitiva al suo problema, iniziò ad ascoltare la mia versione.

 

Io non sono né dalla parte del lupo, né da quella dei pastori, a dire il vero sono anche vegetariano da molti anni e quindi non assaggerò mai nessuno dei loro agnelli.

 

 

Allevo una razza di cani da gregge, ma non sono mai stati i pastori il mio principale obiettivo: da anni seleziono i miei soggetti per essere innanzitutto introdotti nelle famiglie che temono le intrusioni dei malviventi. Credetemi, non c’è differenza caratteriale più grande fra un animale idoneo a difendere il gregge dai lupi, da quello capace di proteggere la famiglia dai ladri: questo anche se entrambi appartengono alla stressa razza e nascono dagli stessi genitori. Il primo deve manifestare geneticamente un’indole aggressiva contro ogni animale che si avvicina al bestiame, tollerando il più possibile l’essere umano che vede come innocuo, il secondo deve invece identificare nell’uomo il suo più grande nemico da contrastare. Lo so che molti allevatori fanno di ogni erba un fascio, è ovvio, torna molto più comodo per vendere tutti i cuccioli allo stesso prezzo, ma è altrettanto facile capire come questo non possa invece essere possibile, visto che esistono così tante differenze anche fra noi umani, nonostante apparteniamo tutti alla stessa razza.

 

Credo che il lupo sia un animale che, come gli altri, abbia il diritto di riprodursi nel suo habitat naturale, ma che sia altrettanto doveroso istruire BENE i pastori affinché possano difendersi da questo nuovo problema che si sta verificando in un momento poco facile per chi ha mantenuto la tradizione del gregge.

 

E’ stupido “santificare” il lupo, oppure condannarlo come il più appestato degli esseri viventi. Il lupo non è né buono, né cattivo, sicuramente non è innocuo, è invece un animale dannoso per la pastorizia, ma non rappresenta sicuramente la personalizzazione del diavolo. E' uno dei tanti predatori che la Natura ha creato, dal quale è però facile proteggersi: basta organizzarsi!

 

 

Ed è qui che “casca l’asino”!

Mentre in Abruzzo, come in molte altre parti del mondo, dove i pastori devono convivere fin dai tempi più antichi con la presenza dei predatori (non solo lupi, ma anche orsi), è normale vedere con un gregge branchi di cani da guardiania che vanno dai 5 ai 10 o più soggetti,

 

 

qui in Piemonte no! Un po’ per alcune informazioni inesatte che sono state fornite fino ad oggi e anche per la mentalità sempre esasperatamente parsimoniosa, l’argomento “cani da protezione del gregge” continua ad essere affrontato nel modo più superficiale ed approssimativo che possa esistere. Tutti ne raccontano un pezzo, ma nessuno sa da dove si debba incominciare per ottenere i risultati desiderati. Anzi, fino ad ora si è cercato di farne a meno per non dover sostenere i costi del loro mantenimento o sono stati preferiti quei soggetti quasi amorfi, incapaci di manifestare aggressività e quindi poco impegnativi nella gestione. Manco fossero quelli i cani capaci di contrastare un reale attacco dei lupi!

 

 

Essendo abituato a dire sempre cosa penso, anzi, addirittura a scriverlo per lasciare traccia indelebile delle mie considerazioni, mi rivolgo a voi, esperti delle Regioni: “Ma come potete pensare che un qualsiasi cucciolo di cane da pastore Maremmano-Abruzzese, magari selezionato dall’allevatore per vincere nelle esposizioni di bellezza, possa manifestarsi idoneo per risolvere il problema delle predazioni, quando gli stessi pastori Abruzzesi sono in continua ricerca di nuovi soggetti per migliorare le attuali linee si sangue, visto che i lupi continuano a fregarsene dei loro cani?

 

 

Come potete immaginare che i pastori di altre regioni possano difendere il loro gregge dai lupi con due o tre cani, quando in Abruzzo spesso non ne bastano dieci per scagionare le predazioni?” In alcune escursioni che ho fatto negli alpeggi piemontesi, ho incontrato cani affettuosi e giocosi con chiunque, femmine che si allontanavano dai loro cuccioli per lasciarli toccare ai turisti che se li passavano di mano in mano. E secondo voi, questi sarebbero i cani da guardiania capaci di opporsi ai predatori?”.

 

A voi pastori, voglio invece dire: “Non continuate a lamentarvi come dei bambini capricciosi perché il lupo è ritornato o è stato reintrodotto, non lasciatevi strumentalizzare dai soliti politici, la vostra polemica non avrà successo, il lupo ormai c’è e rimarrà nel tempo! In molte altre parti del mondo i predatori ci sono da sempre e i pastori ci convivono senza troppi problemi difendendosi con i mezzi che hanno a disposizione. Dotarvi di un buon branco di VERI cani da guardiania, almeno 4 o 5, sarà l’unica soluzione ai vostri problemi, perché è quanto fanno da millenni i vostri colleghi di ogni parte del mondo”.

 

E a voi turisti: “Abbiate più rispetto quando vedete un gregge, stategli alla larga, non passategli troppo vicino con aria di sfida, vantando stupide pretese solo perché la montagna è anche la vostra, voi siete lì per divertirvi, il pastore sta lavorando anche se è domenica! I cani da guardiania che lo proteggono, non sono animaletti che dormono sul divano, lavati e profumati, ai quali si danno i biscottini e il bacio della buona notte. Quelli sono cani veri, dormono all’addiaccio e devono vedersela con i lupi, non possono comportarsi come i vostri ubbidienti burattini. I cani che ascoltano molto non vanno mai bene per i lupi: i predatori che sono astuti non ubbidiscono a nessuno! Voi potete benissimo passare da un’altra parte e la vostra giornata di riposo continuerà invariata, il pastore non può spostare il suo gregge o tenere legati i suoi cani. Se, come dite, amate la montagna, imparate ad amare anche il lavoro del pastore e a comprendere le sue difficoltà”.

 

 

Secondo me, Pellegrino Graziano è destinato a passare alla storia come uno dei primi pastori piemontesi ad aver affrontato seriamente il “problema lupo” e deciso di organizzarsi a dovere con un numero adeguato di VERI cani da guardiania. E non stiamo parlando di un pastore qualsiasi, ma di un uomo che in pochi anni di selezione ha saputo produrre molti dei migliori soggetti che ci siano oggi nella razza della pecora Sambucana, un animale molto affascinante per la sua rusticità e per la tenacia con cui affronta le difficoltà della montagna.

 

Le prime volte in cui parlavo di cani a Graziano, lui mi guardava come fossi un marziano: le cose che gli dicevo, erano quasi sempre il preciso opposto di cosa aveva sempre sentito dire fino a quel momento. Invece oggi sta diventando anche lui un buon cinofilo, sulla sua pelle sta capendo come i cani siano tutti diversi fra loro, anche quando appartengono alla stessa razza.

 

 

Adesso sa bene cosa intendo io per cani da pastore “purosangue”: nei vari attacchi dei lupi avvenuti quest’anno in alpeggio contro il suo gregge, senza aver mai subito predazioni, solo alcuni fra tutti quelli inseriti hanno continuato a respingere il predatore senza reticenza, pur essendo ancora molto giovani, altri invece si sono limitati ad abbaiare a distanza senza muoversi. La qualità del vero cane da pastore non si vede quando sta chiuso al sicuro con le pecore nelle reti elettrificate e i lupi non ci sono, bensì quando se li trova “faccia a faccia”: molti desistono immediatamente o addirittura scappano, ma non sono quelli che possono venir considerati cani anti-lupo, anche se appartengono alle razze più famose! Se qui in Piemonte il predatore si riprodurrà come ha già fatto in altre zone d'Italia, sarò molto curioso di vedere cosa sapranno fare, fra qualche anno, molti cani da guardiania che fino ad oggi sono stati spacciati come anti-lupo. (Ma che il lupo non l'hanno ancora mai incontrato!).

 

Oggi Graziano ha molta fiducia in ogni cosa che gli consiglio, ma questo non per semplice amicizia. Fin da quando siamo partiti a giugno con il nostro “progetto”, non gli ho mai promesso nulla, anzi, ho sempre messo ben in chiaro che avremmo dovuto affrontare insieme molte difficoltà: formare dei veri cani anti-lupo è una mansione molto difficile e richiede una severa selezione. (Ecco perché rimango basito quando sento dire dagli “addetti” ai lavori che basta una qualsiasi coppia di cuccioli di Maremmano-Abruzzese o di Cane da Montagna dei Pirenei (Patou) per risolvere il problema delle predazioni!).

 

 

I primi cani che gli ho fornito non erano il meglio di cui disponevo, ma Graziano non era ancora preparato al “grande passo”, ovvero a gestire animali dal temperamento adeguato. Aveva mille paure (tutte normali per un principiante) e allora ho preferito dotarlo di alcuni soggetti “mezzosangue”, anticipandogli: “Questi che inseriamo adesso, ti serviranno solo per fare un po' di esperienza, ma non credo che potranno sopportare troppo la fatica della montagna, né andare contro i lupi”.

 

 

Si trattava di cuccioloni che erano nati da soggetti che io avevo scartato dalla mia selezione, accoppiati dal loro proprietario con altri prevalentemente allevati per le esposizioni di bellezza. Da cuccioli, i cani sembrano tutti uguali, ma non appena diventano grandi, la differenza diventa eclatante!

La regola dei cani da pastore è sempre la stessa: più sono carini, tranquilli, giocosi e facili da gestire e meno valgono contro il pericolo. Infatti, dopo un paio di mesi uno di loro ha già incominciato a dimostrare che non ce l'avrebbe fatta a reggere la fatica della montagna, come un altro si è subito impaurito al primo incontro con i lupi.

 

 

Dopo la selezione fatta insieme, Graziano ed io, abbiamo deciso di tenere solo tre di tutti i cani condotti quest’anno a provare in alpeggio e di integrarli presto con altri per vedere come se la sapranno cavare la prossima estate nei momenti di difficoltà. Nel Gregge Pellegrino Graziano è anche possibile una “new entry” di grande valore genetico che, “sulla carta”, dovrebbe offrire elevatissime prestazioni anti-lupo. Si tratta di un giovane maschio nato da una femmina aborigena turkmena, proveniente dai pascoli medioasiatici ai confini con l'Iran e un padre arrivato dall’Afghanistan con un cargo militare. Sarà solo mettendolo alla prova fra le pecore che potremo però capire quanto possa valere realmente nella sua vita col gregge.

 

Spesso Graziano dice di aver imparato molte cose quest'anno da me, ma non s’immagina quante ne ho imparate io da lui e dal suo gregge. Allevare cani da pastore, senza frequentare le greggi, serve solo a nutrire convinzioni molto lontane dalla realtà: è la vita dei pascoli che può insegnare all’allevatore come migliorare la sua selezione!

 

 

Per il buon fine del nostro esperimento, è anche stata di fondamentale importanza la collaborazione di “Florin”, il pecoraio rumeno di Graziano, un uomo che non consosce paragoni per resistenza fisica e passione in questo lavoro. Florin è tanto umile quanto grande! E’ stato lui il vero "duro" che ha passato ogni notte in alpeggio, noi invece, alle undici di sera, lo salutavamo per ritornare a casa dove ci aspettava il nostro comodo lettino!

 

 

Quest’anno i miei cani l’hanno riempito di entusiasmo, si è sentito meno solo ed è riuscito a riposare molto di più durante la notte, visto che c’erano loro a sorvegliare le pecore contro ogni imprevisto. Ha lavorato tanto per farseli amici, ogni sera partiva con il branco e si muoveva per la montagna, li incitava, gli dava coraggio, li sollecitava a diventare un branco compatto. Lui ci sa fare davvero con gli animali: viene da una terra dove la tradizione dei cani da gregge ha secoli di storia!

 

 

E' stata un’esperienza straordinaria, finita solo da pochi giorni, oggi le pecore sono rientrate nei prati circostanti l’abitazione di Graziano per partorire gli agnelli: dopo tanta semina, finalmente la raccolta!

 

 

Mentre sto scrivendo questo articolo, sento già la nostalgia di quando Graziano mi chiamava ogni mattina per dirmi: “Lassù tutto bene, ho sentito Florin, i cani funzionano alla grande!”.

 

Non vedo l’ora che passino l’inverno e la primavera per ritornare in alpeggio con Graziano, Florin e il nostro branco di cani; per me è stata un’esperienza straordinaria e credo anche per loro. Oggi, non è da tutti, nascere cani da pastore e permettersi il “lusso” di vivere con un gregge!

 

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