IL CANE PASTORE TURKMENO
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28/11/2014 - SELVAGGIO: ... l’arte di saper sopravvivere!



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Ogni volta che torno a casa da un incontro con i pastori, indipendentemente che sia avvenuto sulle montagne del mio Piemonte, piuttosto che in Abruzzo o addirittura agli antipodi del mondo dove svolgo spesso le mie ricerche su questa tipologia di cani, mi trovo sempre a riflettere su come si siano ormai sviluppati due mondi cinofili completamente diversi: il cane da divertimento e il cane da lavoro.

 

Credo che vadano annoverati fra i cani da divertimento, non solo quelli che solo obbligati a seguire il proprietario nei boschi, che hanno dovuto imparare a ballare, a fare la gimkana fra i paletti, etc., ma anche tutti quelli allevati per vincere in esposizione, per mordere il figurante al campo di addestramento in cambio di un bocconcino. La stessa cosa vale anche per quelli impegnati in discipline sportive molto più faticose tipo il traino della slitta, la corsa, la caccia e qualsiasi altra mansione che abbia solo a che fare con l’hobby del loro proprietario. (Si potrebbe ovviamente discutere di quanto tutto ciò sia anche divertente per i cani, ma questo è un altro discorso).

 

 

Si devono invece considerare cani da lavoro tutti quelli che vengono impiegati non come passatempo per l’uomo, ma per soddisfare alcune delle sue necessità e fra questi si possono sicuramente citare i cani che lavorano con il bestiame o altri che rimangono tutto il giorno nel giardino per fare la guardia contro le intrusioni indesiderate.

 

Con i cani da lavoro, la passione cinofila, oggi ovunque citata, ha ben poco a che fare; molti pastori farebbero carte false per non doversi avvalere dei cani anti lupo, animali che gli creano sempre un sacco di problemi gestionali. Il fatto è però che in loro assenza il gregge verrebbe decimato ogni anno durante il periodo dell’alpeggio, come altrettanti proprietari di ville con giardino si accontenterebbero di semplici peluches, ma dopo essersi trovati più volte i ladri in casa, decidono di scegliere animali più idonei a sorvegliare i loro beni, compresa la famiglia.

 

 

So benissimo che su internet e sulle riviste cinofile il termine “cane da lavoro” viene sprecato per individuare anche quelli impegnati nelle svariate discipline sportive, ma nessuno di loro credo possa essere considerato tale.

 

Tranne alcuni cani da caccia, tutti gli altri, cosa rischiano praticando il loro “gioco” al fianco del loro proprietario? Chi si cimenta a far mordere in ogni modo il proprio cane addestrato ad attaccare il figurante, è assolutamente tranquillo e rilassato nel momento della prova, sa benissimo che si tratta di una farsa senza rischio di compromettere l’incolumità di nessuno. Il problema è che lo capisce anche il cane, che non avverte istintivamente alcun pericolo, anzi, fa ogni cosa con la speranza di ricevere al più presto il premio promesso. Tant’è che in caso di reale necessità, sono pochissimi i cani che praticano queste discipline a saper agire con concretezza, visto che non sono abituati a fare sul serio, bensì a interpretare ogni loro azione come una specie di gioco legato ad una ricompensa.

 

 

Il cane da pastore sa invece benissimo che andare contro il lupo non è un divertimento, bensì un forte rischio per la sua incolumità e lo fa solo e unicamente per proteggere il suo patrimonio alimentare costituito dal gregge. Come anche il VERO cane da guardia, selezionato geneticamente per attitudini naturali e non inutilmente incattivito con l’addestramento, compie ogni sua azione difensiva per istinto e senza aspettarsi alcun premio, oltre ad essere assolutamente consapevole che, qualsiasi scontro con chi volesse entrare nella sua proprietà, sarebbe pericoloso.

 

Non intendo dire che sia sbagliato adottare un cane per semplice divertimento, anzi, molti di questi animali vivono ormai da anni, più o meno sereni, al fianco dei loro proprietari, si tratta di un radicato costume della nostra società, ma confonderli con gli altri da lavoro sarebbe un grave errore.

Da queste due categorie di cani ben distinte, anche se appartenenti alla stessa razza, nascono mediamente cuccioli con doti caratteriali, e spesso anche fisiche, assolutamente differenti. Non si può continuare a confondere il cane da pastore Maremmano-Abruzzese, dell’Asia centrale, del Caucaso, dell’Anatolia, del Ciarplanina o qualsiasi altra varietà, allevato e selezionato per la sua morfologia, con quello che lavora realmente nei pascoli con le pecore o si occupa di fare la guardia da varie generazioni: sono due cani completamente diversi in tutto, anche se all’occhio del profano potrebbero apparire molto simili.

E’ assolutamente comprensibile che chi fa una cucciolata desideri poi vendere i propri cuccioli rapidamente e continui a sostenere il contrario per confondere un po’ le idee agli acquirenti e spuntandola magari applicando prezzi minori, ma la realtà è ben altra e invito chiunque voglia approfondire l’argomento a provare personalmente. Prendete qualche cucciolo nato da veri cani da lavoro e cresceteli in branco con altri della stessa razza, ma che provengano dai vari settori del divertimento: vedrete cosa accade! Io l’ho già fatto più di una volta ed è proprio da queste esperienze che ho imparato a distinguere nettamente le due categorie di cani, anche se appartengono alla stessa razza.

 

Un anno fa, un allevatore di bestiame che risiede in Abruzzo, ai confini con la Campania, mi chiamò dicendo che avrebbe voluto acquistare un cucciolo maschio del mio allevamento. Come sempre, io chiesi quali caratteristiche avrebbe dovuto possedere il soggetto che stava cercando e la sua risposta mi incuriosì: “Voglio un cane che sia innanzitutto capace di campà, perché qui, ogni anno, scoppia la guerra!”.

 

Chiedendo poi maggiori spiegazioni, venni a conoscenza su come scorra ancora tutt’oggi la vita di molti cani che vivono in certe zone rurali d’Italia, dove il tempo pare si sia fermato ad una cinquantina di anni fa.

 

 

Quando arriva l’autunno e la stagione dei pascoli finisce, i pastori scendono dalla montagna per sfruttare l’erba ancora presente nei prati delle pianure, sino al sopraggiungere delle prime nevicate o delle gelate invernali. In questo periodo, il loro modo di fare pastorizia cambia: le pecore vengono portate ogni giorno a pascolare nei prati circostanti, per poi essere ritirate in azienda non appena arriva la sera.

 

 

I cani da pastore, ancora colmi di adrenalina accumulata in montagna, forti e muscolati dall’attività fisica dei pascoli, non hanno più la necessità di lavorare tutta la notte per sorvegliare le pecore, poiché le stesse vengono messe al sicuro dai lupi chiudendole nei capanni.

Che cosa fanno allora di notte?

Partono da soli o in branco, fra boschi e campagne, alla ricerca di qualche femmina in calore da coprire ed è proprio in quelle occasioni che avviene la “guerra”. L’istinto bestiale di riprodursi è ormai alle stelle, vista anche l’astinenza durata tutti i mesi estivi dell’alpeggio, quando le femmine in calore vengono riportate a casa, poiché non consentirebbero al pastore di poter gestire la situazione: i cani maschi da protezione, in preda ai loro forti istinti riproduttivi, abbandonerebbero subito il gregge lasciandolo incustodito e quindi in balia dei predatori.

 

 

Il periodo autunnale dei calori è, fra l’altro, quello che permette le provvidenziali nascite dei cuccioli di cane da pastore nel periodo migliore per il loro imprinting, ovvero quando la convivenza con le pecore e agnelli è assicurata dalla permanenza stabile del gregge all’interno dell’ovile. Molti pastori sono fortemente convinti che, quando la femmina partorisce i sui cuccioli vicino alle pecore e gli stessi compiono i primi passi fra i soggetti del gregge, sia molto più facile ottenere dei futuri cani predisposti alla convivenza col bestiame. Credenza non così facile da trasformare sempre in assoluta teoria, visti alcuni soggetti che risulta necessario scartare ogni anno a causa delle aggressioni che mettono in atto comunque ai danni delle stesse pecore. Io credo invece che un cane da pastore nasca già predisposto a tollerare il bestiame o non lo diventerà mai, indipendentemente dall’imprinting che gli venga dato nel primo periodo di vita. Ma questa è una mia semplice considerazione.

 

 

SELVAGGIO era nato circa un anno fa da una femmina che mi ero portato a casa dalle montagne della Transilvania, nata a sua volta dal mitico Curuc che era stato accoppiato con una femmina messa alla guardia di una mandria locale, un soggetto molto diffidente contro qualsiasi essere umano estraneo, ma non sufficientemente coraggioso per poterlo affrontare.

Il padre di SELVAGGIO era stato un maschio anch’esso importato dall’Est europeo, dopo aver valutato le attitudini dei genitori, ma rivelatosi presto non sufficientemente dotato per poter essere inserito fra i miei riproduttori selezionati per riprodurre cani da guardia e protezione familiare. In pratica si trattava di una coppia di cani che non avevo voluto per me e avevo ceduto a terzi, dai quali nacque una cucciolata con soggetti da considerare mediamente di 3a scelta caratteriale, secondo i miei parametri di valutazione riferiti ai cani da guardia.

 

Chi acquista alla cieca un cucciolo di cane da pastore di qualsiasi razza, ovviamente quello dell’Asia centrale, con finalità di farlo diventare il guardiano del proprio giardino o protettore della propria famiglia, deve essere consapevole che, non appena il soggetto sarà maturo, potrà manifestare tre tipologie di carattere: semplice abbaiatore, senza dimostrare troppo coraggio di avvicinarsi all’uomo estraneo (soggetto di 3a scelta caratteriale); molto dissuasivo, senza saper attaccare chi entra nella proprietà (soggetto di 2a scelta caratteriale), vero guardiano con nessuna reticenza di affrontare chi invade il suo territorio (soggetto di 1a scelta caratteriale). In ogni cucciolata ottenuta accoppiando soggetti da lavoro di 1a scelta caratteriale, non nascono più del 20% di cuccioli ipotizzabili come veri futuri guardiani, figuriamoci se provengono addirittura da genitori di cani da divertimento! Questo è il motivo per cui consiglio spesso ai miei interlocutori che, piuttosto di scegliere per la loro casa il cane di razza che costa di meno, dando retta a chi promette ogni cosa a poco prezzo, è molto meglio rivolgersi a un canile per cercare un meticcio almeno capace di abbaiare all’estraneo, mansione che oggi molti cani con tanto di pedigree hanno ormai perso completamente.

 

 

 

SELVAGGIO si dimostrò subito diffidente all’inverosimile contro qualsiasi essere umano che volesse avvicinarlo, io stesso dovevo rincorrerlo a lungo per acciuffarlo quando era ancora nel mio allevamento: in pratica era un soggetto di 3a scelta caratteriale per quello che riguardava la guardia, ma con una rara qualità: nessun cucciolo della sua età poteva competere contro di lui nel momento del pasto. Si dimostrava già allora il più forte in assoluto.

Credo che questi soggetti riproducano molti geni del lupo selvatico: sono diffidenti e furbi come un selvatico, ma assolutamente competitivi per il cibo e dominanti contro altri maschi durante il periodo della riproduzione. Nulla a che vedere con i cani semplicemente paurosi, che in Natura non riuscirebbero a sopravvivere per più di 6 mesi.

Se poi questi soggetti si dimostrano anche idonei a convivere con il bestiame, proteggendolo senza mai manifestarsi aggressivi, credo siano i migliori cani da pastore che possano esistere, veri antagonisti del lupo ed è per questo che cerco sempre di indirizzarli preferibilmente verso la vita dei pascoli.

 

Oggi, con tutta la mistificazione che si è messa in atto nel settore cinofilo, i cani vengono ormai valutati e apprezzati per le doti più strane, dimenticando come questa tipologia animale sia riuscita a sopravvivere in tutto il mondo e fin dai tempi più antichi, anche senza un padrone che se ne occupasse.

In Natura non conta essere belli o brutti, piccoli o grandi, leggeri o pesanti, bianchi, neri o di altri colori, l’importante è riuscire a SOPRAVVIVERE e dimostrare di essere idonei per RIPRODURSI, superando le avversità della vita e la competizione con altri concorrenti conspecifici; il resto sono tutte stupidaggini che ha inventato l’uomo moderno pensando unicamente al suo tornaconto economico!

 

 

SELVAGGIO è ancora molto giovane, ha appena compiuto un anno, ma si è già dimostrato un animale dalle prestazioni eccezionali, un soggetto che dovrebbe essere preso come esempio da chi vuole selezionare cani da pastore.

Non sarebbe troppo idoneo per essere impiegato come affidabile guardiano di una proprietà, è sempre stato e sarà per sempre un cane da pastore di quelli che io considero di 3a scelta caratteriale, ovvero senza le doti necessarie per affrontare un essere umano che invade la sua proprietà, ma assolutamente valido come cane da protezione di altri animali.

 

 

SELVAGGIO ha inoltre dimostrato, fino ad oggi, di essere un vero Maestro di sopravvivenza: fino ad ora, nessuno è ancora riuscito a metterlo sotto e farlo desistere dalle sue intenzioni, compresi molti altri cani da pastore di razza Maremmano-Abruzzese presenti nella zona. Nel suo territorio, viene lasciato libero di muoversi e di riprodursi senza alcuna limitazione, solo seguendo il suo istinto: vive come un piccolo sovrano e senza dover eseguire gli ordini di nessuno.

 

Voi che contestate con tanto ardore sui vari forum cinofili la mia teoria che un cane selezionato in casa per le esposizioni di bellezza, non ha quasi più nulla dell’animale originale, indipendentemente dalla sua razza di appartenenza, perché non vi recate in quei luoghi con un vostro cucciolone della stessa età di SELVAGGIO quando le femmine sono in calore? Vedrete cosa capita! E forse sarà la volta buona che smetterete di sognare, iniziando a capire qualcosa di concreto sui cani.

 

 

Nella stessa azienda agricola, come nei dintorni, ci sono anche altri di cani da pastore dell’Asia centrale, qualcuno addirittura spacciato come altamente aborigeno e di pregiata genetica medio-asiatica, peccato che quando SELVAGGIO copre le “sue” femmine, nonostante abbia solo un anno, tutti gli altri si limitino solo a guardare!

 

E questa fu da sempre l’unica legge adottata dalla Natura, la stessa che permise all’animale “cane” di sopravvivere fino ad oggi, attraversando ere millenarie, molto prima che l’uomo lo scegliesse per farne il suo business.

Certamente, nulla a che vedere con l’ipocrisia diffusa dei nostri tempi, quando in nome di un apparente amore, lo si è imprigionato nelle nostre case, battezzato con il nome di “animale d’affezione”, traviandolo però in ogni suo istinto naturale per adattarlo alle più assurde ambizioni e capricci del suo padrone.

 

 

Non so per quanto tempo SELVAGGIO riuscirà a tenere testa a tutti i maschi di quella zona, in quei luoghi non è poi così facile riuscire a sopravvivere, ma in compenso sarà vissuto da animale libero!

 

Cliccare QUI per vedere il Filmato di SELVAGGIO.

 

 

 

 

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