IL CANE PASTORE TURKMENO
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12/02/2015 - Il Pastore dell’Asia centrale: conoscere la razza.



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IL TURKMENO - www.pastoredellasiacentrale.it - 349 33 35 668

Una decina d’anni fa, conobbi un ragazzo immigrato in Italia dall’Est Europa che possedeva una femmina di San Bernardo e, per soddisfare la sua grande passione per i cani, seguiva spesso le varie esposizioni cinofile. A un certo punto incontrò il pastore dell’Asia centrale e s’innamorò della razza, fece amicizia con un allevatore che aveva un cucciolone maschio di buon carattere e lo acquistò per pochi euro. Il cane diventò enorme, alto quanto un Alano Danese, assomigliandogli anche molto nella forma della testa; il cane era fortemente displasico ma, alla prima occasione, fu ugualmente accoppiato con la femmina di San Bernardo. Nacquero alcuni cuccioli, ai quali furono tagliate coda e orecchie (perché allora era ancora possibile) e furono tutti venduti tramite inserzioni su un giornale di annunci gratuiti. Alcuni di loro si riprodussero in seguito e oggi sono gli antenati di molti cani che si trovano in vendita a poco prezzo dai privati, ovviamente sprovvisti di ogni pedigree.

 

In seguito, mi contattò un ragazzo rumeno che vive tutt’ora in centro Italia e mi propose di acquistare un suo cucciolone che viveva ancora in Transilvania e del quale decantava un forte carattere. Nonostante il padre di questo cucciolone avesse una marcata somiglianza con il Cane Corso, io accettai ugualmente perché incuriosito dalle promesse del venditore: nella mia vita di cinofilo, non ho mai conosciuto altra soluzione se non vedere con i miei occhi le prestazioni caratteriali decantate da altri, per poi decidere in base ai reali risultati. Il cane arrivò in Italia stipato nel cassone di un pullman: solo Dio sa come fanno questi immigrati a passare ogni frontiera senza problemi, l’animale era completamente rattrappito per il lungo viaggio che aveva dovuto affrontare chiuso per due giorni in una piccola gabbia al buio. Mi fece pena, pagai il dovuto, lo ritirai ugualmente, ma non mi sognai nemmeno di usarlo come riproduttore, abbaiava molto ma era pauroso e dopo alcuni mesi lo diedi a un amico.

 

 

Nello stesso periodo, viaggiai alcuni giorni in auto per raggiungere un’altra destinazione dell’Est Europeo, presso un allevatore che presentava sul sito i suoi soggetti come cani autentici dell’Asia centrale e testati in ogni loro aspetto per il lavoro di guardia. Avevo prenotato due cuccioli, ma dopo averne visto il padre che non era assolutamente quel guardiano descritto, la madre ancora meno, il nonno che sebbene campione mondiale di bellezza (nonostante nel fisico assomigliasse a un Mastiff) non mi convinceva, ne avrei volentieri fatto a meno, ma avevo già versato una cospicua somma di denaro come caparra e non mi restò che ritirarli.

Dopo soltanto pochi mesi, mi accorsi che nemmeno questi due soggetti erano come decantati e non li inserii mai fra i miei riproduttori.

 

Questi sono solo tre esempi dei moltissimi incauti acquisti di cani di questa razza da me fatti: si tratta infatti di una razza assai difficile da decifrare e per la quale è necessario essere dei veri esperti per distinguere se si tratta di veri cani da pastore dell’Asia centrale, oppure di soggetti imbastarditi in allevamento con altri molossi europei.

E’ vero che esiste uno standard di razza stilato anni fa dalla FCI, ma è del tutto insufficiente per spiegare al profano come fare a riconoscere un cane originale, simile a quello che si può ancora incontrare oggi nei pascoli dell’Asia centrale, dove vivono coloro che hanno creato questa razza, o meglio, hanno assistito alla sua naturale evoluzione.

 

E’ molto curioso, ma nello stesso tempo drammatico, vedere come oggi la cinofilia “ufficiale” ignori le tante indicazioni offerte da vari biologi ricercatori che esistono nel mondo, tipo i coniugi Coppinger che si sono espressi più volte sul tema “evoluzione naturale del cane”.

 

 

E’ incredibile assistere a come si finga che Konrad Zacharias Lorenz, considerato il fondatore della moderna etologia scientifica e Premio Nobel per la medicina, non sia mai esistito. Quarant’anni fa scrisse un libricino molto utile: “E l’uomo incontrò il cane”, ma a quanto pare nessuno dei cinofili moderni ha mai pensato di leggerlo.

 

 

E’ ridicolo vedere oggi gente in giacca e cravatta, pettinata e profumata, giudicare sui ring espositivi l’originalità dei cani da pastore dell’Asia centrale, senza aver mai trascorso una sola giornata in un alpeggio italiano, figurarsi nel continente medio asiatico!

 

E di tutta questa improvvisazione, continua a riportarne i danni chi, per inesperienza e in buona fede, spende i suoi soldi per accaparrarsi un cucciolo con le caratteristiche promesse e raccontate sulla razza.

 

Per ottenere più credito come esperto di razza, potrei raccontarvi tutti i miei viaggi in Asia centrale (che ancora mai nessuno in Europa si è sognato di fare!), ma sono già descritti nei miei libri che chiunque può acquistare. Ho visitato i pascoli del Turkmenistan, Tagikistan, Uzbekistan, Kirghizistan, Kazakistan e Mongolia, vedendo e fotografando migliaia di cani aborigeni e intervistando centinaia di autentici pastori. Conosco bene e collaboro con i pastori della Transilvania, dove la densità di lupi e orsi molto aggressivi, non è seconda ad altre parti del mondo. Si tratta però di realtà scomode da raggiungere e sulle quali potrei raccontarvi qualsiasi cosa senza che la maggior parte di voi possa mai verificare se ciò che dico corrisponde alla realtà.

 

Ho quindi deciso di far conoscere il Pastore dell’Asia centrale, a chi si avvicina per la prima volta alla razza, con alcune esperienze molto semplici fatte qui in Italia, sotto gli occhi di tutti, con alcuni miei soggetti inseriti a lavorare in alpeggio a protezione di greggi presenti in Abruzzo, Piemonte e Calabria.

 

Posso affermare che il cane da pastore dell’Asia centrale, se originale, ovvero proveniente da antenati che lavorano nei pascoli del continente medio asiatico e non dalle gabbie degli allevamenti russi o di altre capitali ex-sovietiche, non teme confronti con altri cani da pastore per molte delle sue caratteristiche: rusticità, salute, resistenza alla fatica, capacità di sopravvivenza, dominanza su altri cani, astuzia, combattività e anche affidabilità con il padrone.

 

 

Alcuni anni fa, tramite amici e clienti del Soccorso Alpino della Guardia di Finanza di Roccaraso (AQ), fui presentato ad alcuni "vecchi" pastori dell’Abruzzo che portano ancora ogni estate le loro pecore a pascolare in montagna.

Non appena nominai la razza “pastore dell’Asia centrale”, la loro espressione cambiò e, senza troppe esitazioni, qualcuno mi disse: “Na bella schifezza di cani! Qualcuno lo abbiamo già provato, ma non hanno sopportato una settimana in montagna con i nostri abruzzesi!”. Sono grossi come dei vitelli ma non valgono nulla, pensano solo a mangiare e con le pecore non vi vogliono andare!”.

Io non replicai, pensando che era comprensibile il loro forte attaccamento al mitico “Mastino Abruzzese”, erano cresciuti insieme fin da ragazzi; cercai solo di scoprire da dove provenivano quei soggetti ai quali si stavano riferendo. Capii subito che si riferivano ai soliti “bestioni” di almeno 80 Kg. che avevano ben poco a che vedere con l’autentico cane da pastore che avevo sempre incontrato nei deserti e sulle montagne del continente medio asiatico.

 

 

Innanzitutto per cortesia e rispetto nei confronti degli amici che avevamo in comune, un anziano pastore mi disse: “Comunque se ne hai uno da portarmi, lo metto nel gregge con i miei e staremo a vedere!”.

Scelsi una cucciola femmina che immaginavo ideale per la fatica della montagna e, appena ebbi tempo, la portai su quei pascoli. Per i primi due anni procedette tutto normalmente, faceva il suo lavoro con gli altri cani abruzzesi, il pastore era abbastanza contento senza però troppo entusiasmo, fino a quando accadde un episodio molto singolare.

 

 

In inverno ci fu una nevicata straordinaria di alcuni metri che rese irraggiungibili, per vari giorni, le pecore chiuse in un capanno isolato, con tutti i cani da pastore rimasti fuori del capanno: senza riparo né cibo, dovendo sopportare temperature di molto sotto lo zero. Molti di quei cani bianchi morirono di stenti, si salvarono solo quella femmina e un altro maschio. L’anziano pastore era molto dispiaciuto per l’avvenimento, sarebbe dovuto salire l'estate successiva sprovvisto di cani e l’incolumità del suo gregge sarebbe stata in grave pericolo. Lo incontrai in primavera e, appena mi vide, esclamò: “Quella che mi hai dato è una femmina buona, ha resistito a tutto, la farò accoppiare con il mio maschio per fare altri cani per la montagna! Se ne hai altri come lei, portameli ancora, questi cani vanno bene per il gregge!”.

 

 

Da un po’ di tempo ho dato alcuni miei soggetti nei pascoli marsicani; inizialmente, anche questi pastori erano molto scettici, conoscevano già la razza, poiché alcuni “SUPER ASIA” erano già stati collaudati in precedenza con risultati molto scadenti. Quella zona dell’Abruzzo è ancora molto “tribale”, si tratta di una realtà dura, selvaggia e senza troppe poesie: se i cani valgono lo devono dimostrare con i fatti e non solo con le parole dei loro allevatori! In autunno, quando i pastori scendono dall’alpeggio, lasciano liberi i cani nelle campagne, affinché decidano loro con chi accoppiarsi, secondo la legge del più forte, come avviene da secoli nei luoghi in cui il cane conta per quello che sa fare, non per i premi vinti dai genitori. Per quanto possa sembrare crudele e in completa antitesi con la cinofilia attuale, fatta di viziati pupazzi animati che di cane non hanno più nulla, non credo esista sistema migliore per selezionare e riprodurre validi soggetti da guardiania anti lupo, capaci di affrontare l’alpeggio l’estate successiva. Nella loro brutale semplicità, quei pastori sono però geniali nel sostenere: “Che potrà mai fare contro il lupo, un cane che prende botte da un altro cane!”. E così, a ogni calore, i maschi lasciati liberi di girovagare la notte, si scontrano fra loro e solo i più forti coprono tutte le femmine (di qualsiasi razza) che trovano in campagna.

 

 

In quella realtà vivono alcuni miei soggetti di autentico cane da pastore dell’Asia centrale, che non sono più alti di 70 cm al garrese e non pesano oltre a 50kg: andate in quelle zone e provate ad informarvi su come se la stanno cavando! Magari chiedete di “Selvaggio”, un mio giovane maschio che vive presso un’azienda agricola di Celano e vi sapranno dire com’è.

 

 

L’esperienza che sto facendo in Piemonte con alcuni pastori locali, è la più giovane, ma anche la più intensa in assoluto, poiché seguo quasi giornalmente ogni dinamica dei miei cani a contatto col gregge. Un conto è dare un cane per poi tornarci a fare un paio di fotografie ogni anno, ben diverso è vivere quasi quotidianamente la vita dell’ovile e dell’alpeggio.

 

 

In quegli ambienti completamente spontanei e naturali, gli spunti di studio e di verifica sulla razza sono infiniti!

Una delle caratteristiche che emerge subito in un cane da pastore dell’Asia centrale originale, rispetto ad altri imbastarditi con molossi europei, è la capacità di saper resistere alla fatica dell’alpeggio.

 

 

Condurre le pecore in montagna durante l’estate, significa dover sottoporre i cani a un autentico sforzo che molti “allevatori” e “appassionati” della razza manco s’immaginano. Alcune greggi di ovini autoctoni delle “mie” Alpi, per sfamarsi a dovere, devono percorrere non meno di 20 km ogni giorno sui bricchi, fra pietraie e arbusti, seguite da pastori che sembrano la “rincarnazione di Messner”.

 

 

Per citarvi un esempio, alcuni dei cuccioloni nati dall’accoppiamento di quel maschio proveniente dalla Transilvania, che vi ho descritto prima, sospetto incrocio con il Cane Corso e la cucciola femmina presa all’Est, nipote del campione del mondo simile a un Mastiff, dopo un solo mese di fatica, si sono bloccati per infiammazioni agli arti di ogni tipo.

 

 

Sono stato costretto a ritirarli, facendo mala figura con i pastori, poiché non erano più in grado di alzarsi e camminare, mentre altri della stessa razza, nati da miei soggetti autentici, correvano su e giù per le montagne come nulla fosse, continuando a lavorare in piena forma fino alla fine dell’alpeggio.

 

 

E’ quindi facile immaginare come certe linee di sangue, oggi preferite e premiate ad alto livello in esposizione per la loro morfologia, non abbiano più nulla a che vedere con l’autentico cane che percorreva centinaia di chilometri durante le antiche transumanze medio asiatiche. Molti di quelli che si vedono presentati oggi sui forum occidentali come capostipiti di razza, non resisterebbero manco un giorno con i pastori dell’Asia centrale!

 

Nelle mie montagne è anche ritornato da anni il lupo, che ha ormai saputo organizzarsi in branchi molto efficaci nel predare gli ovini.

Due greggi che utilizzano i miei cani, sia in estate che in autunno, hanno subito più volte attacchi dei predatori, ma, per adesso, nessuna pecora è ancora mai stata uccisa, né i cani hanno riportato danni.

Due di queste femmine hanno appena partorito i loro cuccioli negli ovili, al fianco di pecore e agnelli, allevando i piccoli senza alcun aiuto del pastore.

 

 

Nell’Aspromonte, in provincia di Reggio Calabria, ho dato prima un cucciolo maschio e poi una femmina dei cani che seleziono nel mio CISCAL – Centro Italiano Selezione Cani Anti Lupo - a un pastore che pascola nei fitti boschi calabresi con un numeroso gregge di capre. In quella zona ci sono molti lupi e lui possedeva già una decina di altri cani da guardiania.

 

 

Dopo solo un anno, il mio maschio, molto diffidente con chiunque, è ormai diventato il capo assoluto di tutto il branco di cani e i lupi non hanno più predato nessun capo. Il pastore è di Melito di Porto Salvo (RC), se abitate in quella zona e avete l’esigenza di un buon cane da pecore, io potrò mettervi in contatto con lui, senza alcun problema.

 

 

Tutto questo per dirvi che, quanto leggete su molti siti e forum, nonché sulle pagine di Facebook dedicate al pastore dell’Asia centrale, è spesso scritto da semplici appassionati o piccoli allevatori che raccontano leggende diffuse, da oltre 20anni ai bordi dei ring espositivi, senza aver mai messo alla prova i loro soggetti una sola volta. Ma, questo non è il VERO pastore dell’Asia centrale!

 

 

Il cane da pastore dell’Asia centrale, prima di poter essere selezionato per i vari impieghi, deve innanzitutto saper dimostrare la sua originalità, sopportando il lavoro nei pascoli come fece per millenni durante la sua selezione naturale; tutto il resto rimane un piacevole racconto che non trova riscontro con la realtà!

 

 

Se visiterete il Turkmenistan, i pochi che parlano già inglese vi diranno: “Alabai comes from nature!”. Questo per sottolineare che mai nessuno si occupò della loro evoluzione e oggi sono rimasti nel deserto solo i discendenti di antenati che sopravvissero ad ogni avversità: fame, sete, forti sbalzi di temperatura, dimostrando astuzia contro i predatori. Nessuno di quei cani supera i 50 kg di peso!

 

 

Il cane da pastore dell’Asia centrale vero non è quello simile al Mastiff o al San Bernardo, alto quanto un Alano Danese e pesante come un Mastino Napoletano: quelli sono cani che vanno bene per essere misurati e pesati dai loro padroni, fotografati e condivisi sui social network, ma non per lavorare con le pecore come fece per millenni l’autentico cane da pastore dell’Asia centrale. Il loro imbastardimento con i vari molossi europei li ha ridotti a dei penosi surrogati della razza e a soffrire delle stesse patologie dei cani con i quali sono stati incrociati per aumentare le loro dimensioni naturali.

Il vero cane da pastore dell’Asia non soffre di nessuna patologia particolare, può vivere ignorando l’esistenza del veterinario e lavora al fianco del pastore fino a quando muore!

 

Non è facile distinguere la morfologia di un vero cane da pastore dell’Asia centrale da altri che gli assomigliano solo, in questa razza alcuni parametri di valutazione sono una pura invenzione di chi ha dovuto creare forzatamente uno standard per il recente riconoscimento ufficiale della razza.

 

 

In Asia centrale ho incontrato cani di tutte le forme, colori, lunghezza di pelo, come d’altronde ogni anno, cani molto diversi fra loro, continuano ad accoppiarsi liberamente nei pascoli, solo ed esclusivamente secondo la legge del più forte: tutto il resto non conta nulla!

In quelle terre, ciò che identifica realmente l’originalità della razza e fa la differenza fra i soggetti, è solo la loro capacità di sopravvivere alle avversità della vita. Laggiù accade di tutto, nessuno si occupa dei cani e solo i più forti riescono ad invecchiare e riprodursi fra di loro: quelli sono gli autentici cani da pastore dell’Asia centrale.

 

Poter distinguere l’originalità di un cane da pastore dell’Asia centrale, non è semplice, ma mi sento di suggerirvi di stare molto alla larga da soggetti troppo pesanti, con teste eccessivamente grandi, arti troppo massicci, labbra pendenti, occhi con evidente entropion e altre caratteristiche che non appartengono sicuramente ad un cane antico, evoluto in natura secondo i più duri criteri di sopravvivenza. (Alcuni esempi qui sotto).

 

 

 

 

 

Nello stesso tempo, non lasciatevi mai abbindolare troppo dal termine “cane aborigeno” come garanzia assoluta di successo in ogni impiego. Essere “aborigeni” significa poi solo nascere nel luogo d’origine (ammesso sia vero), non certamente aver dimostrato di saper sopravvivere per anni in un deserto dell’Asia centrale (laggiù di cani ne muoiono centinaia ogni giorno), né saper convivere con un gregge, né tanto meno saper fare la guardia al giardino di casa o proteggere la famiglia che lo ha adottato. Da cani che lavorano con successo nei pascoli italiani, possono nascere cuccioli di pastore dell’Asia centrale, mille volte migliori di altri che appaiono “sulla carta” come i più originali in assoluto.

 

 

AFGAN è un mio cane aborigeno, proveniente da genitori di alta qualità (madre, cane da lavoro turkmeno e padre, cane da lavoro afgano) che, manifestandosi un guardiano con caratteristiche assolutamente inferiori ad altri che ho prodotto in questi anni, ho provato ad inserire in un gregge e, dopo la prima notte, si era già mangiato una pecora!

 

 

Eppure lo pagai una fortuna da chi mi aveva offerto ogni garanzia sulla sua prestigiosa genetica di cane da gregge!

 

Se vi avvicinate per la prima volta alla razza, spegnete l’interruttore dei sogni e non credete a chi vi racconta cose spropositate. Il cane da pastore dell’Asia centrale è sicuramente un animale di grandi qualità ma, per capire se è originale, ci vuole molta esperienza.

 

Non è vero che esiste il soggetto adatto a fare tutto: lavorare col gregge, fare la guardia alla proprietà e gareggiare nelle esposizioni di bellezza. Anche se figli degli stessi genitori, ognuno dei cuccioli nasce con caratteristiche e predisposizioni diverse, con pregi e difetti, come avviene anche nell’uomo e dipende solo dall’esperienza dell’allevatore il saper scegliere quello che può soddisfare meglio le vostre esigenze.

 

Questa è l’unica realtà che conosco, dopo una vita dedicata ai cani, centinaia di cuccioli valutati prima a 60/90 giorni e poi verificati da adulti nelle loro prestazioni.

 

Per me, tutto il resto, ha poca importanza!

La bellezza di un cane è una caratteristica opinabile da chiunque, mentre la capacità di saper svolgere al meglio la propria funzione è una dote evidente e incontestabile!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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