IL CANE PASTORE TURKMENO
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12/04/2011 - La probabile storia sui ''VOLKODAV'': Strangolatori di lupi!



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IL TURKMENO – 349 33 35 668 – www.pastoredellasiacentrale.comwww.canidaguardia.com

 

Specialmente in Russia e nell’Est Europeo, è diventata ormai consuetudine chiamare il Pastore dell’Asia Centrale, oltre che Alabai o Alabay, anche VOLKODAV, che significherebbe “cacciatore” o addirittura “strangolatore” di lupi.

Le mie considerazioni su cosa potrebbe succedere se un cane da pastore, proveniente da qualsiasi parte del mondo, si scontrasse contro un lupo, le ho già scritte in un altro capitolo e sono facilmente reperibili cliccando su questo link: (http://www.pastoredellasiacentrale.com/dett_news.asp?id=261) ma ciò che mi interessa trattare in questo paragrafo, è l’origine di questa parola: VOLKODAV, comunemente utilizzata da molti allevatori europei, per offrire più prestigio ai loro cani, magari lasciando sottointendere al profano, più predisposizione, di questi soggetti, nel saper fare la guardia ai giardini delle nosttre case.

Nel mio viaggio in Asia Centrale, ho voluto approfondire molto questo argomento in quanto la possibilità che un cane fosse capace di avere la meglio su un animale selvatico, mi ha sempre affascinato molto anche se, purtroppo, non né ho mai avuto il minimo riscontro reale.

Poiché è abitudine, abbinare questa abitudine, addirittura ad una provenienza specifica, facendola diventare, per esempio: VOLKODAV TURKMENO, è proprio con quella gente locale che ho voluto approfondire l’argomento.

Per averne un’attendibile testimonianza, ho finto di non ricordarmi più nulla sull’argomento ed ho scritto al mio amico Abdullah, professore di lingue all’Università di Ashgabat - Turkmenistan, chiedendo ulteriori spiegazioni su questo termine VOLKODAV e ciò che leggerete qui di seguito è la sua risposta, attualmente immortalata nel mio storico archivio, inerente al cane da pastore dell’Asia Centrale..

 

“Dear Ezio,

ask your self why russian dog breeders say Turkmen Volkodav but dont say Iran Volkodav or Afganistan Volkodav or Uzbekistan Volkodav or Tajikistan Volkodav, because the real Turkmen Alabay are only from Turkmenistan and nobody can deny it.

Why they say Turkmen Volkodav?

Volkodav is russian word and not Turkmen word, which means : the one who fights with wolfes. The dogs which can fight with wolf called in Russian word: Volkodav.

Third thing Russian alabay breeders always said and they will always say that their dogs are best and the strongest and Turkmenistan alabays are not strong but when you want to buy Turkmen albay  dog or puppy from russian breeders they will say that the dog geneology is coming from the best Turkmen alabay dogs like Akgush (owner:A. Nuryagdiyev),Garayekemen( owner:Karizov), Babur (Karizov), Sari Yolbars (owner : Karizov), Tohmet, Akyekemen and many, many, many other Turkmen Alabay dog.

Russian dog breeders say that their Turkmen alabays can easily kill wolf but I think this is not true because there many good fighting dogs in Turkmenistan and only some of them can fight with wolf not all fighting dogs can fight with wolf. There was Alabay fighting championship in Russia 2008. And dog from Ashgabat whose name Boynak won Russian champion and he became champion of Russia.”

 

Dalla sua risposta, emergono alcuni aspetti molto interessanti che possono risultare già molto utili per offrire una chiara risposta ai lettori.

Il termine Volkodav, è di origine russa e non turkmena, quindi anche lui si chiede perché venga abbinata ad un altro stato, facendolo diventare Volkodav Turkmeno, ma la cosa più interessante che Abdullah mi ha ancora ribadito, in una sua seconda mail, è che russi quando parlano con i turkmeni, spiegano il significato della parola Volkodav, con parole molto più modeste, ovvero: “L’unico cane che può combattere contro il lupo” e non “cacciatore di lupi” o “strangolatore di lupi”, come invece viene “venduto” in occidente.

E’ ovvio che i turkmeni tollerino facilmente la prima spiegazione, in quanto sottintende una ben precisa interpretazione, ovvero che in quello stato dell’Asia Centrale esiste solo quel cane, l’Alabay o Alabai,  che lavorando a protezione delle pecore da millenni è stato costretto molte affrontare e combattere contro il lupo, per difendere il gregge del suo padrone, riuscendo nel tempo ad affinarne i sistemi, anche con l’utile contributo del suo padrone..

Ma fra il dire che un cane può avere il coraggio di affrontare gli attacchi del lupo e sostenere che sia in grado di andarne a caccia dei lupi o addirittura di strangolarli, ci vuole veramente la fantasia di chi preferisce fare cinofilia sui forum di internet, piuttosto di trarne una cultura specifica, da quella pratica, al fianco dei propri cani da lavoro.

Il lupo è un predatore selvatico, mentre il cane, per forte che sia, rimarrà sempre un animale domestico, in quanto vive dipendendo dal sostentamento dell’uomo.

Ho visto cani in Asia centrale (specialmente in Turkmenistan), scontrarsi nei vari combattimenti della domenica, con una violenza incredibile ma, laggiù, tutti sanno che pochissimi di quei soggetti (per non dire nessuno) potrebbero averne la meglio contro un lupo.

La cosa ancora più buffa, è sentire attribuire il termine di Volkodav, a tutti quei cani che vivono in box di 10mq, mangiando crocchette o altri cibi preparati, con amore, dai suoi proprietari.

E’ facile pensare, per chi non si occupa di cani da lavoro, che il cane grosso, alto, pesante, testa imponente, zampe robuste, possa meritarsi il termine di “strangolatore” di lupi, in quanto lo assimiliamo facilmente a quei diffusi episodi televisivi, dove l’incredibile Hulk, “gigante” muscoloso, prende l’ometto di modesta statura e lo stritola con la sola forza delle mani.

Ma questo avviene solo nei film, io ho conosciuto personalmente alcuni ragazzi dei corpi specializzati delle Forze dell’Ordine e vi posso assicurare che sono tutti di fisico modesto, ma dotati di molte altre qualità oltre ad essere preparati atleticamente in modo eccellente.

La stessa cosa, avviene per i cani. 

Nel Karakum Desert, sono fisicamente modesti, ma con una resistenza impareggiabile, hanno sempre vissuto le stesse difficoltà climatiche del lupo, molto del loro cibo se lo sono procurati cacciando e quindi solo lì, possono esistere alcuni soggetti che possono tener testa ad un lupo, cercando di dissuaderlo.

Non fanno testo, quei filmati reperibili su internet o su alcune cassette di provenienza russa o di altri paesi dell’Est, dove si può ammirare che il cane riesce ad avere la meglio contro il lupo, quelli sono stati costruiti per mera pubblicità. Quel lupo, è un povero “disgraziato” che, catturato d cucciolo ed allevato in cattività, ha già subito ogni tipo di violenza contro natura e dovrà continuare a sopportare ogni sorta di sopruso, architettata dal suo carceriere.

Lo stesso vale a dire, per ciò che avviene in paesi dove sono soliti far combattere il lupo, contro altri cani da combattimento, tipo Pitt Bull, all’interno di particolari fosse chiuse.

Quelli non sono lupi nati, cresciuti e maturati nell’ambiente selvatico, predando ogni giorno per sopravvivere, bensì animali con una “carcassa” del lupo, ma con lo spirito di un cane domestico ed anche in quei casi che un soggetto adulto venga catturato da adulto, a causa della sua prigionia, sarà in condizioni psicologiche completamente devastate e quindi molto lontane dalla sua reale motivazione posseduta nel suo habitat naturale.

Ben diversa, è la rappresentazione del predatore selvatico che si può ammirare nel filmato ufficiale, voluto dallo Stato del Turkmenistan, per rappresentare l’Alabay, ovvero il loro cane da pastore dell’Asia Centrale, che da parecchi anni è ormai stato dichiarato patrimonio dello stato e di cui è vietata ogni possibile esportazione. Quel DVD, donatomi dalla stessa esperta cinofila turkmena Farida Bolkunova, raffigura ciò che succede spesso la notte nel deserto: il lupo attacca, i cani si oppongono e se il pastore non fa in tempo ad intervenire con il fucile, all’indomani, ci sono sempre alcuni cani da seppellire.

In Uzbekistan, esistono persone che allevano un cucciolo di lupo, per poi girare i villaggi con lo scopo di portar fortuna a chi, in cambio di piccole somme di denaro, lo fa entrare in casa, nei locali, nei laboratori, a semplice titolo scaramantico, affinché un eventuale malocchio possa essere scacciato da quel luogo.

Ma quello non è il lupo!

Chiunque avrà occasione di visitare lo Zoo municipale di Tashkent, la capitale dell’Uzbekistan, potrà ammirare questa scultura (http://www.pastoredellasiacentrale.it/dett_news.asp?id=729), in raffigurazione del predatore selvatico, oltre ad alcuni esemplari vivi, tenuti in cattività (http://www.pastoredellasiacentrale.it/dett_news.asp?id=730). La prima cosa che salata agli occhi, è il loro fisico modesto e le loro esili zampe, in completo contrasto con la maestosità della scultura, che lo raffigura in fase precedente all'attacco.

Ho parlato con alcuni pastori che hanno visto il lupo in azione e mi hanno assicurato che, durante gli attacchi, riesce quasi a raddoppiare la sua stazza, tanto che si gonfia per l’aggressività. Chiunque di loro, mi ha assicurato che il lupo, quando attacca per fame, non teme nulla e si ferma solo con la morte. Non tutti sanno che, i primi lupi che attaccano  il gregge e solitamente quelli con cui avvengono gli scontri con il cane, non sono i dominanti, bensì dei giovani soggetti che vengono inviati dal capobranco, solo come disturbo strategico, quindi non esiste in loro, in quel preciso momento, lo spirito omicida, tant’è vero che la strategia adottata è spesso quella di scappare, facendosi rincorrere dai cani più inesperti, per poi accerchiarli ed ucciderli nella foresta, lontano dal padrone che potrebbe difenderli.

 

E chi sarebbero quindi questi “cacciatori” o “strangolatori” di lupi?

Forse quei bei vitelloni, che si vedono ripresi nei vari siti europei, tutti lucidi e spazzolati, con la coccarda legata al collo? Ma quelli, non cacciano via manco gli altri maschi che gli stanno ad un metro di distanza, durante le esposizioni di bellezza!! Fosse ancora vivo un mio professore universitario, esordirebbe con sua classica esclamazione: “Cortesemente, un po’ di pietà per le mie orecchie!”

Per cacciare un lupo e strangolarlo, ammesso fosse possibile, sarebbe innanzitutto necessario arrivare a prenderlo! E sarebbero forse quelli, i cani capaci  di raggiungerlo???

Credo che oltre a fare rima, i termini “cinofilia” e “fantasia”, stiano diventando veramente due sinonimi.

 

Esiste invece una probabile storia, raccontatami da un Uzbeko, sui “cani da lupi”, quelli che loro chiamano Boribosar, dai quali, forse, i Russi presero spunto per raccontare alcune favole affascinanti sui “loro” Volkodav.

 

In Asia Centrale, successe molte volte che nelle stesse aree dove vivevano i pastori con greggi molto numerosi, branchi di lupi, proprio grazie al loro facile sostentamento, rappresentato dalla continua cattura di quelle pecore, avessero occasione di insediarsi in pianta stabile con fattrici bendisposte a produrre ed allevare, ogni anno, un numero considerevole di cuccioli fino a formare branchi da oltre 20 componenti.

Poiché questo abbondare dei predatori rappresentava, per i pastori locali, una vera minaccia e non solo per la loro attività bensì anche per la propria incolumità, specialmente per i bambini che a volte ne rimanevano vittime degli attacchi più cruenti, si iniziò a praticare una vera e propria caccia al lupo, organizzata in collaborazione di numerosi cacciatori locali che partecipavano con i loro cani.

In Asia Centrale, esistono da sempre due principali razze tipiche di quei luoghi, il cane da pastore impiegato dall’uomo per custodire le pecore (il cane da Pastore dell’Asia centrale) ed il cane da caccia, utilizzato come coadiuvante alla selvaggina (il Tazi http://www.pastoredellasiacentrale.it/dett_news.asp?id=731).

Il Tazi è una tipologia di levriero medio-asiatico, incredibililmente veloce, con elevato istinto predatorio e molto intelligente, tanto da essere utilizzato ancora oggi, in abbinamento con il falco, per cacciare piccole prede tipo il coniglio selvatico.

Solitamente, il cacciatore libera il suo falco, il quale sorvolando la zona, se riesce ad individuare il coniglio, si ferma indicandone la localizzazione. A quel punto il Tazi, grazie alla sua velocità ed al suo fiuto, lo raggiunge e lo afferra senza però ucciderlo, in attesa del suo padrone, il quale lo sacrificherà secondo i procedimenti di quanto prevede la religione mussulmana per la cane che dev’essere successivamente mangiata dall’uomo.

Questo abbinamento di uomo, solitamente a cavallo, falco e Tazi, si dice in Asia Centrale che sia di antichissime origini, ovvero risalente a quando l’uomo non conosceva ancora né fucili, né altri sistemi per cacciare la sua selvaggina.

Quindi, specialmente nei periodi in cui si pensava che le femmine avessero le cucciolate, si organizzavano consistenti battute di caccia ai lupi, composte dai pastori, che partecipavano con i loro cani ed i cacciatori con i Tazi.

Solitamente, erano i Tazi a scoprire le tane dove le femmine di lupo stavano allevando i loro cuccioli o ad inseguire qualche lupo solitario e la presenza dei cani da pastore serviva come aiuto temporaneo agli stessi levrieri che raggiunto il predatore, in attesa del sopraggiungere dei loro padroni armati di fucile, iniziavano ad abbaiare fin quando il selvatico non riusciva a raggiungerli ed azzannarli mortalmente.

Il pastore, notò presto qual’era la dinamica di quelle battute di caccia, i levrieri, essendo molto più veloci, riuscivano  a raggiungere prima il lupo, ma il loro fisico più esile, nonostante l’elevata aggressività, non li permise mai di averne la meglio sul predatore, anche se era incredibile il coraggio e l’agilità con cui certi soggetti di Tazi si cimentarono nell’affrontare il predatore.

Alcuni dei loro cani da pastore, quelli più aggressivi e capaci, invece sapevano cavarsela molto meglio nello scontro diretto con il lupo, in quanto dotati di maggior potenza.

Fu così, in base a quanto si racconta in Asia Centrale, che iniziarono alcuni tentativi di incrocio fra le due tipologie di cani, quello da pastore e quello da caccia.

Lo scopo fu quello di selezionare un cane che invece di rimanere vicino al gregge ed aspettare gli attacchi dei lupi, grazie al suo istinto predatorio, perlustrasse le zone circostanti ai pascoli, dove si trovavano le pecore. In questo caso, il pastore e gli altri cani sarebbero stati allertati più in anticipo sull’arrivo dei selvatici. In pratica, un nuovo cane che doveva possedere una maggiore agilità, tanto da percorrere molta strada, ogni giorno, più aggressività tipica del levriero da caccia e la capacità fisica di affrontare gli eventuali scontri con i predatori. Questo fu chiamato a quei tempi: il cane da lupi. Ovvero un animale che si sacrificava lontano dal gregge, per consentire al pastore di svolgere le sue mansioni con molta più serenità.

Per quanto i russi, oggi propongano sul mercato cinofilo, soggetti di enorme costituzione dotati di elefantiaci movimenti, osandosi chiamarli cani da lavoro, adottarono anche loor lo stesso sistema in passato, incrociando alcuni cani da pastore, con il levriero locale, ovvero il Borzoi, come sostenne sempre anche un grande esperto ed appassionato di questi levrieri, l’Avv. Vitaliano Cattabiani Ferrari, oggi purtroppo scomparso.

Il pastore, non sapeva cos’era lo standard di razza, né gli interessava ovviamente l’estetica del suo cane, per lui l’animale fu per millenni un coadiuvante per il suo lavoro.

Anche in Turkmenistan, questa tipologia di cani “misti” non è gradita, in quanto si cerca di tracciare, anche se in modo molto confuso e contraddicente, quale dovrebbe essere lo standard ideale per l’ autentico cane da Pastore dell’Asia Centrale locale, ovvero l’Alabay.

Gli stessi turkmeni sono in imbarazzo quando gli si fa notare la differenza fra cosa propongono oggi in allevamento e cosa si può ancora trovare di aborigeno nel Karakum Desert.

I miei amici, pastori dell’Ungheria, che da anni riproducono cani innanzitutto da lavoro con le pecore e che spesso vendono i loro soggetti in Transilvania, dove pare che il problema del lupo, sia ancora di notevole entità per il pastori locali, non sanno cosa siano i cani molto massicci. bensì seleionano soggetti prevalentemente agili. Cani dalla struttura atletica, alcuni anche molto alti, oltre gli ottanta centimetri al garrese, ma assolutamente non pesanti come le tipologie facilmente riscontrabili sui siti europei.

Ogni anno, organizzano un meeting dedicato ai veri cani da lavoro, libero a tutti i possessori di cane da Pastore dell’Asia Centrale di qualsiasi provenienza. In quel raduno, oltre a dormire la notte, in tipiche yurte, si fanno correre i soggetti per alcuni chilometri per valutarne la loro resistenza, si fanno prove di dominanza fra i maschi della razza, si testa la loro capacità di reazione alla minaccia e la capacità di mordere l’aggressore.

Io ho parecchia documentazione al riguardo e sulle performance dei classici cani da pastore dell’Asia Centrale, ovvero quelli che calcano solitamente le passerelle delle esposizioni, preferisco non farne citazione, semplicemente per il profondo rispetto che provo in qualsiasi animale.

Concludendo, vorrei ribadire che i “cacciatori” e gli “strangolatori” di lupi, ovvero i Volkodav, esistono specialmente nella fantasia di molti allevatori europei o in qualche patetica leggenda e che se proprio volessimo parlare, semplicemente, di “cani da lupo” (senza aggiungere l’eresia di “cacciatori” o “strangolatori”), ovvero di quei soggetti con l’istinto naturale di stanare il predatore e la capacità di inseguirlo, cercando di allontanarlo, dovremmo fare riferimento esclusivamente a quei cani da pastore che un giorno l’uomo incrociò con i levrieri locali e che quindi oggi, si presentano con fisici molto più leggeri, scattanti, arti più allungati, teste poco massicce ed il tipico coraggio di chi un tempo non esitava a sacrificare la propria vita, pur di soddisfare il padrone.

 

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