IL CANE PASTORE TURKMENO
sikurt - sicurezza abitativa anticrimine
 
17/12/2011 - STORIE DI CANI - ARC 8



INGRANDISCI IMMAGINE

INGRANDISCI IMMAGINE

INGRANDISCI IMMAGINE

INGRANDISCI IMMAGINE

INGRANDISCI IMMAGINE

IL TURKMENO - www.pastoredellasiacentrale.com - 349 33 35 668

La storia del Grande LEON!

 

Quattro anni fa nasceva l’unica cucciolata, tutt’ora esistente, fra Burka ed il grande Kimè. In quella stessa occasione nacquero anche due delle mie attuali femmine “di punta”: Tundra e Tejen. Fra i maschi si possono annoverare cani come Kabul, adesso a Roma e Leon, che allora si chiamava Thay.

 

Thay era il più bello ed il più grande della cucciolata, ma non il più sveglio, anzi era il più assopito ed impacciato.

Il destino volle che fosse abbinato ad una cucciola femmina di qualche mese più vecchia, molto piccola di statura, ma con una dominanza incredibile su tutti gli altri cani. Thay maturò completamente sottomesso a questa femmina, erano quasi ridicoli, lui un gigante e la femmina la sua metà, ma non “dolce”, anzi lo teneva completamente schiacciato, nonostante lui si dimostrasse già molto predisposto alla guardia ed attento ad ogni rumore sconosciuto.

 

Come tutti i cuccioli di Burka, dimostrava molto affetto per il suo padrone quanto era determinato contro chiunque si avvicinasse a quel cancello, il problema era “la convivente”, anch’essa ottima guardiana ma esageratamente  dominante. Ogni volta che Thay partiva per abbaiare, lei lo attaccava e lo mordeva violentemente al collo, procurandogli anche serie ferite. Lui era solo più giovane di pochi mesi ma lo sviluppo della femmina avviene molto prima e quando si tratta di una femmina come quella, anche solo pochi mesi possono diventare un grosso problema.

 

Chi “mastica” qualcosa di lupi, ma non per averli solo visti nei filmati, sa benissimo che non è mai il maschio “alfa” a dire l’ultima parola, bensì la femmina “alfa”, il vero capobranco è lei e nei cani autentici avviene la stessa cosa… ma questi sono concetti di cinofilia pratica che si acquisiscono solo con l’esperienza diretta, maturata allevando cani veri.

 

Come spesso cerco di far capire ai miei clienti, l’abbinamento di due REALI cani da guardia, anche se di sesso diverso, può risultare molto problematica se non fatta con ragione di causa in quanto, basta sbagliare un qualcosa che le singole prestazioni di 2 buoni cani da lavoro, si andranno ad annullare. Ad esempio nulla è peggio che abbinare un cucciolo maschio ad una femmina forte di carattere, dominante e già un po' attempata. Quasi sempre sono necessari alcuni anni (solitamente non meno di 4) prima di vedere anche il maschio a fare il suo lavoro di guardiano.

 

Questo fu il caso di Thay, che nonostante si dimostrasse molto attivo ed interessato a quanto accadesse nei dintorni di casa, non riusciva ad esprimersi.

 

Un giorno chiesi al suo proprietario di chiudere la femmina nel box e di lasciare Thay libero in giardino, io andai via per dieci minuti per poi ritornare al cancello. La prima reazione del cane fu di abbaiare ma subito dopo si guardò intorno, temendo l’arrivo di chi l’avrebbe morsicato, poi invece di venire nella mia direzione andò vicino al box dove si trovava la femmina, praticamente non si sentiva più capace di agire da solo in quando chi comandava era lei.

Io chiesi al proprietario di accompagnarlo con un guinzaglio vicino al cancello ed me ne andai. Ritornai dopo pochi minuti e trovai un altro cane: praticamente un drago!

Thay aveva capito che adesso toccava lui, era solo e nessuno gli avrebbe più impedito di esprimersi. Si scagliò così forte contro il cancello che io rimasi atterrito, sia per la sua potenza fisica che esprimeva che per il suo modo di ringhiare, con la tipica aspirazione da lupi, simile a suo padre Kimè.

 

Anche il proprietario rimase allibito, non l’aveva mai visto così arabbiato, volle subito aprire la femmina per vedere cosa sarebbe successo. La situazione ritornò alla normalità, lei fece indietreggiare il maschio che ritornò ad annullarsi.

 

Mi sentii alcune volte con quella persona, ritornai in quella casa quando Thay aveva già 3 anni ma la situazione non era cambiata.

Un giorno quella famiglia si sfaldò e quindi Ara e Thay, che ne frattempo avevano già prodotto una cucciolata, necessitavano di una risistemazione.

 

Ara fu venduta in Lombardia dove, nonostante la sua sterilizzazione, continua a fare una guardia strepitosa (…alla faccia di chi sterilizza i cani credendo di modificargli il carattere!!) e non rinuncia tutt’ora a sottomettere qualsiasi maschio, anche se di taglia pari al doppio della sua.

 

Quella di Thay fu un’atra storia.

 

In una delle mie trasferte in Abruzzo, alla ricerca dei pochi pastori autentici rimasti, ne conobbi uno già molto anziano. Fu lui a raccontarmi che un tempo i cani da guardiania non erano solitamente di colore uniforme nè tantomeno bianco candido, bensì pezzati, e con un carattere di cui ora non si trova nemmeno più la traccia.

Quando mi parlò di Leone, il migliore cane che ebbe in tutta la vita, gli vennero le lacrime agli occhi, cosa molto strana per quel tipo di mentalità che regna tutt’ora fra chi esercita quel mestiere. (I pastori abruzzesi considerano così poco i loro cani, tanto da privarli spesso del loro singolo nome. Solitamente ne allevano un branco e li chiamano semplicemente “cani bianchi” ai quali non impartiscono mai comandi e li lasciano vivere ad uno stato semibrado).

Mi disse: ”Con Leone al mio fianco, nessuno non mi avrebbe mai potuto avvicinare! Un giorno ero all’osteria, era inverno ed un vecchio fece roteare la mantella per coprirsi, prima di uscire. Io avevo Leone vicino a me, interpretò quel gesto una pericolosa minaccia, saltò come un fulmine uno di quei tavoli ed afferrò quell’uomo alla gola, fortunatamente solo alla sciarpa di lana e non al collo, solo quello mi permise di intervenire subito e di liberare l’uomo che si trovava ormai coricato a terra con il mio cane sopra, se non fossi stato così pronto ad intervenire, non so come sarebbe finita.. Nessun cane era forte come lui, Leone non aveva paura di nulla e di nessuno”.

 

Io ascoltavo quella storia e pensavo: “Non appena avrò un cane pezzato bianco/marrone e con il pelo lungo lo chiamerò Leone!”

 

Quando si liberò Thay decisi che me lo sarei portato a casa in ricordo di Kimè e l’avrei chiamato Leone, infatti nessuno come Thay sarebbe stato degno di quel nome, vista anche la sua grande somiglianza morfologica con il padre.

 

Portai a casa Leone e solo dopo una settimana si comportava come fosse sempre stato il nostro cane, incredibilmente affettuoso con la famiglia quanto avverso a qualsiasi estraneo.

La mia intenzione era di tenermelo ma pochi giorno dopo ricevetti una chiamata dalla Transilvania che alcuni amici mi avevano trovato un cane di 3 anni molto potente nella guardia ed assolutamente inadatto a lavorare in un gregge, poiché troppo pericoloso con chiunque si fosse mai avvicinato alle pecore.

 

Per pura combinazione, mi contattò anche un mio amico addestratore che stava cercando un cane adulto già pronto alla guardia, da dare ad un cliente che si era appena trasferito in una casa in campagna.

Ci incontrammo, il potenziale cliente mi piacque molto, era un grande esperto di cavalli e diventammo subito amici.

 

Dopo una lunga riflessione decisi di cederglielo a due condizioni: la prima che avessi potuto usufruirne illimitatamente delle monte, la seconda che avesse continuato a chiamarlo Leone.

La mia prima richiesta fu subito assecondata mentre per la seconda ci furono qualche problema in quanto il nome Leone non piaceva affatto alla moglie e riteneva assurdo, (credo con ragione), di non poterglielo cambiare dopo l’acquisto. Ma a casa nostra non fu mai il denaro che ci fece cambiare idea sulle nostre scelte, ormai Leone era di famiglia e nessuno di noi era poi così felice di cederlo ad altri.

Credo che l’acquirente capì immediatamente che quel maschio non sarebbe mai uscito dal mio cortile se non fossero state rispettate quelle condizioni.

Parlò a lungo con la moglie fin quando trovò una mediazione, avremmo tolto una “e” e si sarebbe chiamato “Leon”, nome che risultò subito molto più gradito anche alla consorte.

 

Oggi Leon non verrebbe più ceduto per nessun prezzo al mondo ed il proprietario mi ringrazia ogni settimana per avergli ceduto quel cane.

Leon è degno del suo nome e di tutti i cani di un tempo particolarmente forti che venivano chiamati come il re della foresta.

 

Non esisterà mai abbastanza denaro che possa ricompensare un VERO cane da guardia che si occupi realmente della sicurezza di una famiglia. E questo sono gli stessi clienti a dimostrarlo, oggi nessuno di loro accetterebbe di cedere, anche per cifre molto importanti, la "guardia del corpo" che vive in giardino.

 

E la stessa cosa la fanno ancora i pastori di tutto il mondo con i loro cani preferiti!

 

Cliccare QUI per vedere il VIDEO-FILMATO di LEON.

 

PASTORE DELL'ASIA CENTRALE CON PEDIGREE
ALLEVAMENTO PASTORE DELL'ASIA CENTRALE
ALLEVAMENTO CANE DA GUARDIA
ADDESTRAMENTO CANE DA GUARDIA
ADDESTRAMENTO CUCCIOLI